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Masseria Ghetta, ecco come sarà l’impianto della discordia

LECCE – Questo è l’impianto di compostaggio che la società “Owac Engineering Company” di Palermo intende realizzare in località Masseria Ghetta, in territorio di Lecce, ma al confine con Surbo e Trepuzzi, la cui levata di scudi è stata netta sin da subito e non intende arretrare di un passo.

I rendering del progetto sono contenuti nella relazione tecnica generale depositata anche al Ministero della Transizione ecologica dalla srl.

Possiamo sfogliarla per effetto di una richiesta di accesso agli atti avanzata ad Ager dal consigliere regionale Paolo Pagliaro. Sono le uniche carte attualmente consultabili del progetto, che non è ancora dato visionare nella sua interezza, come conferma la stessa Agenzia regionale dei rifiuti anche rispondendo al consigliere. “Tutti gli elaborati – scrive – saranno pubblicati nella sezione bandi e avvisi nella prossima fase di indizione di gara“. Dunque gli allegati contenenti i dettagli (cronoprogramma e spese ad esempio) al momento restano inaccessibili. Così come non è ancora dato sapere, vista l’assenza di una procedura pubblica, come si sia arrivati ad individuare e proporre proprio quei terreni, a tre chilometri dal parco di Rauccio e accanto alla cava su cui era previsto il naufragato progetto della discarica Parachianca.

Ad ogni modo nella relazione qualche dettaglio in più c’è, oltre alle conferme di quanto vi abbiamo anticipato nelle scorse settimane.

Nelle premesse Owac srl precisa innanzitutto che, come appurato tramite lo studio di impatto ambientale (uno degli allegati ad ora non visionabili) l’area interessata “non risulta gravata da vincoli paesaggistici ed archeologici, pertanto – aggiunge – non sono state svolte ulteriori valutazioni relativamente alla verifica preventiva dell’interesse archeologico“.

Confermata, come vi abbiamo anticipato, l’estensione di circa 7 ettari di terreno da espropriare, con costi diversi – va detto – dai valori agricoli medi della provincia di Lecce. Sette ettari, si diceva, a fronte di poco più di 5 ettari di area destinata all’impianto. E di fatto “gli edifici previsti – motiva la società nella relazione – saranno arretrati rispetto al confine del lotto, per potere prevedere un’area verde perimetrale di mitigazione, da utilizzare anche per la prova del compost prodotto in impianto“.

L’impianto, destinato al trattamento di FORSU (40mila tonnellate annue) e sfalci verdi da potature di parchi e giardini (10mila tonnellate annue), produrrà “biometano e compost di qualità“.

Tutte le operazioni di trattamento suscettibili di produzione di odori molesti e sostanze inquinanti – garantisce a tal proposito la società – avvengono all’interno di capannoni confinati, la cui aria interna viene aspirata dall’apposito sistema previsto in progetto, al fine di garantire idonei ricambi orari e mantenere le adeguate condizioni di salubrità per le attività svolte“.

Per i reflui e i percolati che si potranno formare all’interno dell’impianto – è l’ulteriore precisazione – è prevista in progetto la realizzazione di un impianto di trattamento per fasi successive, al fine di ottenere una elevata qualità del liquido chiarificato finale, che potrà essere riutilizzato per tutti gli usi idrici necessari per i processi, per scopi irrigui, per usi antincendio, oltre che poter essere scaricata in acque superficiali”. Il tutto “rispettando – garantisce Owac- le più stringenti norme ambientali“.

Sul capitolo biogas (prodotto dalle fasi di digestione anaerobica), al momento è dato sapere soltanto che, una volta ripulito da gas acidi e anidride carbonica, sarà trasformato in biometano, da poter immetterespiega la societàall’interno della rete nazionale di distribuzione nel settore del trasporto“. Se siano o meno previste ulteriori opere a terra per l’immissione nella rete nazionale del gas, al momento, non è dato sapersi.

E.F.

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