LEQUILE – “Notevoli, precisi e concordanti indizi”. Sono quelli che hanno evidenziato i carabinieri e che hanno portato al fermo di un ragazzo di 28 anni di Lequile, come presunto complice nella rapina sfociata nell’omicidio a sangue freddo di Giovanni Caramuscio, 69enne ammazzato con due colpi di pistola – ma ne sono statie splosi cinque- venerdì sera, mentre, in compagnia della moglie, si accingeva a prelevare denaro dallo sportello bancomat di via San Pietro in Lama a Lequile.
Per l’omicidio, dopo poche ore era stato fermato Macaj Paulin, 31enne di origine albanese.
Nella notte, è stata la volta di chi, secondo le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Lecce, era con lui per mettere a segno la rapina finita nel sangue: è Andrea Capone, notoriamente amico di Paulin, i due erano spesso insieme in paese. Non è stato Capone a sparare, lo dicono chiaramente le immagini delle telecamere di sorveglianza, ma sarebbe stato quello a cui la vittima ha reagito, scatenando poi la furia di colpi di pistola.
A incastrare il giovane di Lequile, la felpa che indossava quella sera e che è stata poi ritrovata in un pozzo dai vigili del fuoco: scura, a maniche lunghe. La stessa che indossa in alcune foto sul suo profilo Facebook.
Capone è stato prelevato dai carabinieri e portato in carcere. Su di lui pende l’accusa di omicidio aggravato, in concorso, oltre ai reati di porto abusivo di arma alterata e ricettazione.