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Il maestro Malecore e il sogno del museo mai realizzato

LECCE – Così, con i suoi viaggi nelle Terre del Salento, TeleRama ha avuto l’onore di incontrare più volte il maestro Antonio Malecore, scomparso pochi giorni fa, il maestro leccese della cartapesta, l’ultimo di tre generazioni, che lascia un vuoto incolmabile.

Già quando era piccolissimo, lui guardava e imparava l’arte che fu del nonno Francesco, e poi dello zio Giuseppe con la prima bottega aperta nel 1898 e di Aristide Malecore. Quelle mani sempre intrise di colla di farina, quei calchi che oggi hanno 110 anni, così come pure il tavolo da lavoro. Nella sua bottega tutto è storia, cultura, ricchezza, artigianato di devozione, ma che sa anche di magia per la perfezione delle forme, la cura di ogni minuscolo dettaglio. Lui, con le sue opere, ha incontrato grandi personaggi nell’arco della sua vita. I suoi lavori sono andati in dono a papi e cardinali, hanno attraversato l’Italia e il mondo: Stati Uniti, Canada, Argentina, Australia…

Da sempre, e finché ha avuto la forza, il maestro ha lavorato ogni giorno, da mattina a sera con un’ora di pausa, “Tranne la domenica, che lavoro solo mezza giornata perché poi mi riposo” ci teneva sempre a precisare. Lo ha raccontato spesso a Giuliana Coppola, che oggi tiene a ricordarlo con l’angioletto paffuto da lui realizzato e che, ne è certa, porta bene.

Aveva un sogno, il maestro: un museo al quale donare le sue opere. Un desiderio che ha espresso più volte, ma che, finché era in vita non è stato esaudito. Chissà che non si possa farlo ora, come ultimo grande omaggio all’ultimo dei grandi.

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