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Ex Ilva: torna l’acciaio di Stato

TARANTO – La firma è arrivata nella tarda serata di giovedì: torna lo Stato nella gestione dell’impianto siderurgico più grande d’Europa, l’ex Ilva di Taranto. Con la sottoscrizione dell’accordo tra Arcelor Mittal, colosso indiano dell’acciaio, e Invitalia, la società del Ministero dell’Economia e delle Finanze entra con il 50 per cento nella compagine azionaria con un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy Spa, la società affittuaria dei rami di azienda di Ilva in Amministrazione Straordinaria, per 400 milioni di Euro.
Tra le condizioni, “la modifica del piano ambientale esistente, per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimento penali in cui Ilva è imputata, nei confronti di AM InvestCo. Lo precisa in una nota ArcelorMittal.

A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal. Il ministro del tesoro, Roberto Gualtieri e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli hanno espresso soddisfazione per l’intesa che avrà un doppio impatto. Si prevede alla fine del processo il completo assorbimento di 10.700 lavoratori.

E partirà da subito un piano di decarbonizzazione attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti. È prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale (DRI) e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto. “Circa un terzo della produzione di acciaio – sostengono Mef e Mise – avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, in coerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina, del 78% per le polveri sottili e per la CO2″. Sarà ora necessario vedere se l’intesa raggiunta soddisfa il territorio, con il sindacato di Taranto e di molti comuni limitrofi che avevano ipotizzato altri interventi. Il Governo ha annunciato che darà vita a un tavolo con gli enti locali per accompagnare e monitorare la transizione”.

“Il Governo lascia i  tarantini nelle mani della multinazionale e calpesta i diritti della comunità” è il commento dell’Usb nazionale e tarantina. “Un Governo -scrivono- debole firma un accordo scellerato con il gruppo franco-indiano e investe 400 milioni di euro per lasciare tutto com’è. L’esecutivo nazionale mostra così tutta la sua incapacità di fronte alla grande vertenza, non riuscendo ad incassare alcun risultato di rilievo per la città”.

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