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I medici covid del 118 di Lecce annunciano sciopero e dimissioni. Scardia: “Rivendicazioni legittime”

LECCE – Aveva paventato quest’ipotesi ieri Vincenzo Artese: ospite al Talk di Telerama, il dirigente medico presso l’unità operativa SEUS 118, aveva lamentato i turni massacranti e le condizioni contrattuali a cui sono costretti i medici Covid del 118. A distanza di poche ore da quella denuncia, in mattinata, i medici hanno comunicato al direttore del 118 di Lecce, il dottore Maurizio Scardia, uno sciopero per il prosismo 4 gennaio.

Dopo 30 giorni, se nulla dovesse cambiare, in tanti si dimetteranno.

Lo stesso dottor Artese aveva raccontato le tante promesse che, già a partire dal primo lockdown, per questi medici sono state disattese. “Ad oggi la situazione – aveva spiegato – è davvero insostenibile. Lavoriamo in convenzione, gli estremi contrattuali non hanno le stesse garanzie dei medici ospedalieri. Il Governatore Emiliano, al netto delle promesse in campagna elettorale, ha lasciato cadere la faccenda nel dimenticatoio. Noi continuiamo per vocazione e spirito di servizio, ma dobbiamo ammettere che in tantissimi sono stanchi e pronti a lasciare se le cose dovessero restare così”. Da qui la necessità di mandare un messaggio forte per far comprendere l’importanza di queste figure, arruolate di rinforzo e divenute da subito indispensabili.

“Una protesta seria, pensata comunque con coscienza perchè non abbia ripercussioni sulla salute pubblica”. Così è stato pensato lo sciopero, figlio dell’esasperazione di chi non ha esitato a scendere in campo e restarci ogni giorno, senza però vedersi riconosciute le opportune tutele e garanzie.

Il direttore del 118 di Lecce, il Dottor Maurizio Scardia, fa sapere di comprendere i motivi di questa battaglia, reputandoli più che legittimi. “Sono rivendicazioni sensate e motivate – dice – e personalmente sostengo i motivi della loro battaglia. Per legge, però, non si può passare dall’annuncio di sciopero ai fatti, senza seguire un iter ben preciso mirato a trovare un accordo e scongiurare la protesta. Questi medici sono professionisti con uno spiccato senso del dovere: hanno tutto il diritto di far valere le proprie ragioni, annunciando il pugno duro”.

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