Cronaca

“Fermate le strade inutili”, un’eco fino a Bruxelles

Cinque strade, cinque progetti ritenuti elefantiaci, cinque cantieri già partiti o sui nastri di partenza. Un’unica petizione “a Emergenze Ambientali Unificate”. E’ quella che sbarca on line contro le “Strade inutili – salviamo la terra del Salento”.  

Le prime sottoscrizioni portano i nomi del regista Edoardo Winspeare, di Nandu Popu dei Sud Sound System, dell’attore Mario Perrotta, dei docenti universitari Elettra Ingravallo, Luigi A. Santoro, Cosimo Pagliara, Gabriella Sava; di Sebastiano Venneri della Segreteria nazionale Legambiente, del direttore di QuiSalento Roberto Guido.

Ma un altro centinaio di firmatari si è già aggiunto, segno evidentemente, di una sensibilità subissata dal rumore delle ruspe attuali e future, ma in fondo dilagante tra cittadini noti e meno noti. L’appello è a procedere con urgenza  a bloccare la realizzazione della strada regionale n. 8 (Lecce-Melendugno).

Si chiede inoltre di rivedere il progetto della Maglie-Otranto nel tratto finale Palmariggi-Otranto, mitigandone l’impatto ambientale; di rivisitare il progetto della Maglie-Leuca, bloccando la realizzazione del tratto a sud di Montesano; di fermare il progetto della strada provinciale Otranto-Gallipoli e della Casalabate-Porto Cesareo denominata ‘itinerario jonico-adriatico’.

Tutte risorse che potrebbero essere indirizzate per migliorare l’attuale viabilità.

I destinatari della petizione vanno da Bruxelles a Lecce, passando per Roma e Bari: dal Commissario europeo per i Trasporti e per l’Ambiente, al Presidente del Consiglio Mario Monti, dal Governatore della Puglia Nichi Vendola al numero uno di Palazzo dei Celestini, Antonio Gabellone.

“Siamo allarmati e indignati per le notizie di imminente cantierizzazione di nuove devastanti strade nel Salento, figlie di anacronistici progetti – è scritto nella petizione -. Riteniamo queste opere veri e propri scempi, sia per l’inutile consumo di suolo, sia per lo sradicamento previsto di migliaia e migliaia di alberi, per la gran parte di ulivi, sia per la devastazione di campi e aziende agricole paradossalmente finanziate dagli stessi enti pubblici. Sono opere che costituiscono un vero spreco di risorse pubbliche e di fondi europei”.

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