AttualitĂ 

“Si fa impresa sulla pelle dei cani”: volontari Vs legge regionale

LECCE- I primi mal di pancia delle associazioni animaliste risalgono ad aprile scorso, in occasione dell’audizione sul disegno di Legge regionale pugliese sul controllo del randagismo. Per chi con i cani ha a che fare ogni giorno, nei panni di volontario, gli emendamenti alla norma proposti di recente si riassumono in un solo concetto paradossale: “Legalizzare un fenomeno da combattere, fare impresa sulla pelle dei cani”.

Ad oggi la Legge regionale pugliese risalente al ’95 -secondo le associazioni- ha fallito su piĂą fronti: l’insufficienza delle sterilizzazioni, la mancata costruzione di canili sanitari da parte dei Comuni e la carenza di controlli e vigilanza.  Adesso -dicono- si rischia di fare ancora peggio. Una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito come alla gestione dei canili sanitari possano concorrere anche i privati, e non solo le associazioni no profit come è sempre stato fino ad oggi. Questo per garantire la libera concorrenza, quasi la gestione dei cani fosse un’attivitĂ  imprenditoriale a tutti gli effetti da aggiudicarsi.

Non solo bisognerĂ  adeguare i bandi a questa nuova direttiva. “In Puglia – spiegano i volontari – il disegno di Legge rischia di incrementare anche la costruzione di altri canili che, tra l’altro, senza la previsione di opportuni limiti e strumenti di controllo, si presterebbero facilmente a diventare vere e proprie carceri a vita. E questo perchè un cane frutta in media un euro e 50 al giorno, sborsati dalle casse comunali. Un bottino che, se non opportunamente investito nella cura degli amici a 4 zampe, diventa un terno al lotto. Le adozioni, viceversa, rappresenterebbero una perdita. Gli emendamenti, se approvati – sempre secondo le associazioni – trasformerebbero i cani in vere e proprie galline dalle uova d’oro. E allora a nulla sarebbero valsi anni e anni di battaglie e campagne di sensibilizzazione: “Randagismo e marketing viaggerebbero di pari passo” concludono.

E.Fio

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