LECCE- Una condanna a 18 anni di carcere, il 19 dicembre del 2016, un processo lungo nato dall’Operazione Antimafia Cinema Store che aveva smantellato i clan della Scu operanti a Lecce e nell’hinterland. Ed ora, a nemmeno un anno, Roberto Nisi, ritenuto uno dei capiclan, è tornato in libertà per decorrenza dei termini. Ha assistito, da uomo libero, all’udienza nella quale era implicato il fratello giuseppe e che riguarda il giudizio in abbreviato sempre nel processo Cinema Store dopo la sospensione della cassazione. A nemmeno un anno dalla condanna in primo grado, si attende infatti l’appello, Roberto Nisi è tornato libero per decorrenza dei termini. Frutto di una sospensione del processo per una questione di legittimità costituzionale sollevata dal suo avvocato difensore, Ladislao Massari. Roberto Nisi aveva scelto il dibattimento rispetto a molti altri imputati della Cinemastore che avevano optato per il rito abbreviato. Tempi diversi quindi e molto più lunghi. Durante il dibattimento il pubblico ministero Guglielmo Cataldi aveva modificato il capo d’imputazione, contestando l’associazione mafiosa per un periodo più lungo. Il legale aveva quindi sollevato una questione di legittimità costituzionale di una norma, la 516 del codice di procedura penale, che impediva all’imputato, dopo la modifica, di poter chiedere il giudizio abbreviato. Il tribunale di Lecce ha sollevato la questione di legittimità costituzionale e gli atti sono arrivati in Corte Costituzionale. Tempi ancora più lunghi sino alla decisione, la sospensione del giudizio per effetto di un dubbio di legittimità costituzionale della norma che non può essere addebitabile all’imputato, e la scadenza termini e la scarcerazione per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. Lui è libero quindi, naturalmente con delle prescrizioni che riguardano gli orari di rientro a casa.