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Operata per un’ernia si ritrova intestino perforato e piaghe: scatta la denuncia

SCORRANO – È entrata in sala operatoria per un intervento chirurgico ad un’ernia sovraombelicale, ma qualcosa è andato storto e si è risvegliata con l’intestino perforato, senza che nessuno per giorni se ne accorgesse. È quanto emerge da una denuncia sporta presso la Stazione dei Carabinieri di Nociglia. La donna, 76 anni originaria della Polonia ma residente a San Cassiano da oltre 15 anni, adesso è allettata dopo aver subito tre interventi e due coma farmacologici.
Il suo calvario ha inizio lo scorso 19 dicembre, si legge nella denuncia, quando viene ricoverata presso l’Ospedale di Scorrano nell’ Unità Operativa Complessa Di Chirurgia, dopo un periodo di pre-ospedalizzazione. L’intervento per la rimozione dell’ernia viene eseguito il giorno stesso. Dopo il risveglio però ha inizio l’incubo che da 4 mesi si porta dietro e che le ha cambiato radicalmente la vita, costringendola a vivere collegata ad una sacca esterna di raccolta dei suoi bisogni fisiologici. La paziente al risveglio allerta da subito i sanitari e il personale para medico: un forte e persistente dolore addominale le impedisce di respirare. Racconta inoltre di avvertire una debolezza debilitante, intanto dal drenaggio posto sulla pancia esce uno strano liquido scuro e maleodorante, che con il senno di poi si sarebbe rivelato sangue misto a feci.
Nonostante l’allarme dato più volte la donna denuncia che nessuno ha ritenuto necessario intervenire fino al 2 gennaio, quando il quadro clinico si aggrava: i dolori si estendono dall’addome al petto tanto da impedirle di stare seduta o stesa nello stesso letto d’ospedale. Da qui il secondo intervento chirurgico eseguito da un altro medico: la situazione, da subito apparsa critica, spinge alla decisione di sottoporla al coma farmacologico. Due giorni dopo qualcosa continua a non andare: la 76enne subisce il terzo intervento, questa volta il coma farmacologico è con addome aperto.
Solo in quel momento sarebbe scattata, sempre secondo la donna, la confessione dei medici: a causa di una grave infezione la paziente rischiava improvvisamente di perdere la vita. Il 23 gennaio la donna viene risvegliata dal coma e trasferita 5 giorni dopo nel reparto di Chirurgia.
Oltre ai gravissimi danni provocati dagli interventi c’è un aggravante: le piaghe da decubito profondissime e dallo stesso diametro di un pugno chiuso con le quali si è ritrovata riaprendo gli occhi. Dal giorno delle dimissioni, il 24 febbraio, ha bisogno di assistenza continua. Le piaghe non le consentono alcun movimento, la ferita addominale non è guarita ed è tuttora aperta con tutto quello che ne consegue e che la costringe all’uso di sondini e pannoloni. A questo si aggiunge la perdita di udito successiva agli interventi.
Fino al giorno prima del ricovero lavorava presso alcune famiglie assistendo anziani. Vedova, ma non avente diritto alla reversibilità, si guadagnava da vivere così, “onestamente -racconta chi l’ha accolta in casa- sempre sorridente e piena di vita, tanto da essere considerata una di famiglia“. Tramite avvocato ha sporto denuncia verso i sanitari e il personale paramedico dell’Ospedale di Scorrano coinvolti nel suo caso, chiedendo inoltre il sequestro delle cartelle cliniche e di tutta la documentazione ospedaliera accessoria.
Nessuno potrà ridarle indietro la sua vita, in cambio però prova a chiedere giustizia con quel briciolo di forza che le è rimasta.

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