Cronaca

I senzatetto dall’Arcivescovo: smuova le coscienze e ci dedichi il discorso di S.Oronzo

LECCE- “Eccellenza, siamo gli amici di Giuseppe Fiorentino, il senza tetto morto di stenti tra l’indifferenza di tutti. Era umile e mite, tanti gli volevano bene in città e cercavano di aiutare lui e il suo inseparabile cagnolino, tutti tranne chi di dovere delle pubbliche istituzioni”. Inizia così la lettera degli amici di Giuseppe consegnata all’arcivescovo di Lecce: il senzatetto che barba lunga, cappellino e busta in mano ha trascorso una vita alla ricerca di una disperata certezza.
Si muore di fame, si muore da soli e senza una casa. Senzatetto, sfrattati e disoccupati sono stati ricevuti da Monsignor Domenico D’Ambrosio nel Duomo di Lecce. “la preghiamo di dar voce a noi nel suo tradizionale messaggio in occasione ella processione dei Santi Giusto, Fortunato e Oronzo, – proseguono- affinchè possa scuotere realmente il cuore dei potenti di questa città”.

Claudia e Giuseppe, marito e moglie, momenti bui ne avrebbero tanti da raccontare. Quelli di una povertà che a volte spinge alla strada più facile, e confessano il pensiero che a volte li ha sfiorati: rinunciare a questa vita forse sarebbe meglio che subire umiliazioni.

Lo raccontano trattenendo a stenti l’emozione, come Luca caso noto alla stampa nazionale per una scelta estrema dettata, racconta, da altrettanta disperazione. Ad accompagnarli nella loro battaglia le associazioni “Pronto Soccorso dei Poveri-Lecce” e “Lecce rinasce” che nel loro piccolo un supporto tentano di offrirlo.

A volte l’aiuto delle diocesi non basta a far fronte alle emergenze di vario tipo, tutte meritevoli di attenzioni, nei limiti però delle risorse. Camminare da soli è difficile, da qui l’appello di Dott Attilio. In ricchezza e in povertà, la burocrazia non fa sconti: per accedere all’emporio della solidarietà Caritas di Lecce è necessario esibire una dichiarazione Isee inferiore ai 7mila euro annui, e lo stato di famiglia. Ma non finisce qui: una lettera del parroco della diocesi di appartenenza deve testimoniare lo stato di grave difficoltà in cui versa la famiglia in questione, tanto da non esser stato sufficiente l’aiuto diocesano. A fronte di tante, troppe richieste, il lasciapassare può non arrivare in tempo. A questo Monsignor D’Ambrosio e Don Attilio vogliono poter rimediare, impegnandosi in prima fila.

 

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