LECCE- Come aveva già fatto mesi fa sui suoi alberi, Pietro Angelico ripete gli innesti di gemme di varietà Leccino e Frantoio sul tronco millenario del Gigante di Felline, ogliarola che da tempo presenta sintomi di disseccamento rapido. “Un tentativo”, dicono dal Comitato Voce dell’Ulivo, che ha portato nelle campagne di Alliste l’europarlamentare dei Verdi José Bové, francese, noto per essere anche un militante del movimento no global e portavoce di Via Campesina.
In primavera si vedrà se il germoglio dormiente spunterà, stimolando in modo naturale l’autodifesa della pianta, attraverso un sistema simile a quello dei compartimenti stagni, per isolare funghi e batteri, immettendo linfa grezza probabilmente indenne e tramite un apparato fogliare che potrebbe essere non aggredibile, visto che il Leccino e la Frantoio – stando ad alcune osservazioni in campo – risponderebbero meglio ad eventuali attacchi.
Si va avanti per tentativi, non essendoci al momento alcuna cura con effetti certi e immediati per salvare gli ulivi dal complesso che ha tra gli agenti anche il batterio Xylella fastidiosa. “L’ultima parola dovrà esprimerla la comunità scientifica”, dicono dal Comitato. Accanto a loro Bové, loro ospite, sicuro che a provocare i disseccamenti sia proprio il patogeno sotto accusa e chiaro nel difendere il blocco francese alle importazioni di vegetali dalla Puglia.
Riferirà all’Ue quanto visto nel Salento. Sulla necessità degli abbattimenti delle piante dice: “Sradicare in chiave preventiva non ha senso; sradicare quando sono già colpiti non serve. Quindi serve prevenire”.Nei campi, però, c’è anche la tensione dei proprietari degli oliveti. E’ un elemento in più che Bové dovrà portare a Bruxelles. Ma lui stesso avverte: “il governo italiano deve muoversi”.
