LECCE – La penultima giornata, della 26esima edizione del Festival del Cinema Europeo, chiude il ciclo di proiezioni dedicato ai film in concorso per la vittoria dell’ulivo d’oro.
Un tipo di violenza che esiste e va affrontata.
La prima opera sotto la nostra lente è l’olandese The pupil diretto da Karin Junger. La regista pone l’attenzione sul mondo degli abusi, provando il suo discorso sul campo da calcio. Daan è un ragazzino, come tanti altri, solare e con una grande passione per il calcio. Il suo coach, un uomo di 45 anni, decide di metterlo sotto la proprio ala e di trattarlo, appunto, come il suo pupillo. L’uomo mostra molto affetto per il ragazzo: lo accompagna dopo gli allenamenti, lo porta allo stadio e anche a vedere delle partite a casa sua. Sfortunatamente l’affetto, in realtà, nasconde una distorsione sessuale che rischierà di traumatizzare il preadolescente.
Senza vittimizzare il protagonista, la cineasta si concentra sul processo di guarigione che lo porterà a chiudere quella che può essere considerata come una breve parentesi della sua vita e non come un marchio che lo stigmatizzerà per sempre.
Tra modelle, lumache e cadaveri.
Il secondo lungometraggio in analisi produzione austro – tedesca White snail dei registi Elsa Kremser e Levin Peter. Presentato al festival di Locarno; il film, in proiezione oggi alle 21 presso il multisala massimo, si concentra su una generazione vuota e devastata da un profondo senso di solitudine che porta a desiderare qualsiasi cosa pur di liberarsene. La protagonista è Masha, modella bielorussa che soffre di un grave disturbo depressivo. Bellissima come un angelo della morte, nessuno può capirla ma tutti vorrebbero essere lei.
La ragazza si ossessionerà di Misha, pittore che lavora in un obitorio. Cercando di studiare il confine tra la vita e la morte, Masha svilupperà un’amicizia atipica con l’uomo. I due protagonisti non sono attori, ma sono stati scelti perché entrambi del mestiere dei loro rispettivi personaggi. Con una scrittura non banale e un’ottima fotografia, l’opera è un trattato sulla solitudine e l’apatia che ne deriva.
L’ulivo d’oro alla carriera per il cineasta romano.
Questa settima giornata è stata definita,anche, dalla consegna dell’ulivo d’oro a Saverio Costanzo, regista che quest’anno condivide il riconoscimento con il danese Lars von Trier e che era già stato presente al festival nel 2005 come giurato.
