Due giudici togati e sei popolari si pronunceranno sugli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada, risalenti a piu’ di 20 anni fa. La Corte d’Assise, presieduta da Maurizio Saso, a latere, Adriano Zullo, domani si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza, prima verità processuale sull’uccisione dei due imprenditori attivi nel settore del commercio delle pentole e degli articoli per la casa. Il primo scomparso il 6 maggio 2000, l’altro ucciso con un colpo di pistola alla nuca il 21 novembre 2001.
Sotto processo, i fratelli brindisini Cosimo ed Enrico Morleo, in carcere dal 3 marzo 2022, ritenuti mandante ed esecutore materiale.
Il pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, lo stesso che all’epoca coordinò le indagini per poi chiederne l’archiviazione, ha chiesto la condanna all’ergastolo per entrambi. Il movente sarebbe di natura economica, riconducibile per Cairo, alla scoperta di un ammanco, e per Spada alla volontà di Cosimo Morleo di lavorare in regime di monopolio.
De Nozza ha riaperto le indagini assieme al vecchio pool della Squadra Mobile di Brindisi, a settembre 2021, dopo le dichiarazioni rese da Massimiliano Morleo, fratello degli imputati, diventato collaboratore di giustizia, che all’epoca finì sotto inchiesta assieme a Cosimo. Fonte delle dichiarazioni del pentito, sarebbe stato Enrico che avrebbe ammesso di aver fatto un guaio.
Enrico Morleo, difeso dall’avvocato Giacinto Epifani, un anno fa, durante il processo, ha confessato di aver fatto a pezzi il cadavere di Cairo con una motosega, di aver dato fuoco ai resti e di averli gettati in un pozzo alla periferia di Brindisi, dove ha condotto la Corte e dove sono stati ritrovati. L’imputato si è sempre professato innocente rispetto agli omicidi, così come Cosimo Morleo, difeso da Luca Leoci ed Elvia Belmonte.
Per i difensori, il processo sarebbe basato sull’apparenza: hanno definito non credibile il collaboratore che avrebbe avuto un movente economico, sollevato dubbi sull’unico teste oculare che vide Enrico Morleo davanti al cadavere di Cairo, e sull’identikit del killer di Spada, realizzato partendo dalla descrizione di un uomo che la vedova vide sotto a un lampione, nei pressi della villa. Infine hanno portato in aula il segreto di un altro fratello Morleo, Antonio: in punto di morte, nel 2010, avrebbe confessato a Enrico di aver ucciso due persone per conto di Massimiliano, in cambio dell’aiuto economico per mantere la sua famiglia.
