Sarebbe stata privata del diritto di andare a scuola, obbligata a occuparsi delle faccende domestiche e a fare da babysitter al suo fratellino di 11 anni e ai figli disabili della convivente del padre. Questo l’incubo vissuto per anni da una giovane, oggi ventiduenne, ma all’epoca dei fatti una ragazzina di 16 anni, che nel 2018 trovò il coraggio di denunciare tutto ai servizi sociali.
La prima sezione penale del tribunale di Lecce, presieduta da Annalisa De Benedictis, ha condannato a quattro anni di reclusione il padre della ragazza, di 48 anni, e la sua compagna di 50, per maltrattamenti in famiglia. Oltre alla pena detentiva, la coppia è stata interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e dovrà pagare una provvisionale di 20mila euro alla vittima, costituitasi parte civile con l’avvocato Marco Costantino.
La giovane, dopo la denuncia che ha fatto scattare le indagini coordinate dalla procura salentina, è stata accolta in una casa famiglia, trovando finalmente una via d’uscita da una situazione di soprusi e angherie. Il padre, dopo la separazione dalla madre – trasferitasi fuori regione con il nuovo compagno – aveva imposto alla figlia un clima di totale soggezione. La ragazzina non poteva frequentare la scuola né mantenere rapporti con la madre, nemmeno tramite una telefonata o un messaggio, per volontà della convivente dell’uomo.
Oltre alle attività domestiche e al ruolo di babysitter, la giovane era stata costretta a trasferirsi temporaneamente dai nonni per decisione della compagna del padre, che esercitava un controllo pressante sulla sua vita, tanto da obbligarla a farsi la valigia e ad andare via di casa.
Durante il processo, erano state mosse accuse anche in relazione a presunti maltrattamenti subiti dagli altri due figli dell’uomo, all’epoca dei fatti di 11 e 18 anni, ma il tribunale ha assolto la coppia per queste imputazioni, non ritenendo sufficienti gli elementi raccolti. Gli imputati erano difesi dall’avvocato David Alemanno.
post precedente