LECCE – Nel 2021 abbiamo intervistato Anna (nome di fantasia) una delle vittime salentine di un sedicente ginecologo, 42enne nel Napoletano, denunciato per molestie sessuali.
Il numero di donne che avrebbe raggirato, e per il quale la Procura ha aperto un fascicolo di inchiesta, ad oggi ha raggiunto quota sedici nella sola provincia di Lecce. Ma ci sono anche altre vittime, in Campania e in Piemonte.
Lunedì prossimo il 42enne dovrà comparire dinnanzi al Gip per l’udienza preliminare. Le ipotesi di reato per le quali rischia il processo sono di tentata violenza sessuale, usurpazione di funzione pubblica e trattamento illecito dei dati. Sì perchè per conoscere patologie, disturbi e debolezze delle ignare prescelte avrebbe illecitamente avuto accesso ai server di cliniche, laboratori analisi e ospedali, rendendosi così altamente credibile.
Quello di Anna (nome di fantasia) fu uno dei casi più eclatanti: stava curando il cancro quando il finto medico la contattò dopo l’isteroscopia, dicendo che non poteva considerarsi fuori pericolo, doveva assolutamente effettuare accertamenti con lui.
La prima ad aprire il caso, raccontando pubblicamente la sua esperienza e denunciando, fu Noemi, studentessa 24enne leccese difesa dall’avvocato Diego Antonio Minafro.Il suo messaggio, diventato ben presto virale, ha fatto in modo che altre vittime trovassero il coraggio di denunciare.
Gli esposti parlano chiaro: vittime diverse, stesso copione.
Il 42enne, probabilmente hackerando i server di strutture sanitarie e parasanitarie, sarebbe riuscito a collezionare decine di fascicoli, con all’interno le storie cliniche di altrettante donne, con diagnosi, accertamenti, interventi programmati ed esiti di esami, anche istologici. Le avrebbe poi contattate al telefono per invitarle a sottoporsi ad accertamenti intimi che definiva “necessari e urgenti”, da effettuare anche nude tramite webcam. Nel corso delle stesse avrebbe costretto poi le ignare “pazienti” ad atti di autoerotismo, sottoponendo quesiti a sfondo sessuale. Domande spinte, imbarazzanti e difficilmente associabili ad un’anamnesi: le stesse che hanno poi messo in allerta le malcapitate.
Un giorno direttore sanitario, un altro medico, un altro ancora primario di diversi ospedali salentini: è presentandosi così, sotto mentite spoglie, che il 42enne avrebbe effettuato diagnosi di infezioni, disturbi e malattie senza alcun fondamento scientifico, attirando nella trappola anche pazienti affette da tumori e che in quel momento lottavano tra la vita e la morte.
