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David di Donatello, Taranto trionfa con 3 statuette

ROMA –  Invasione tarantina nella Capitale: l’ultima edizione del David di Donatello, la 69esima, si è conclusa nel migliore dei modi per il Salento, premiando con tre statuette il dramedy tarantino Palazzina Laf. La produzione, che ha segnato anche l’esordio alla regia dell’attore salentino Michele Riondino, è riuscita a dare lustro alla sua terra con dei riconoscimenti di un grande valore, soprattutto mediatico: Riondino stesso ha vinto la statuetta dedicata al miglior attore protagonista, approfittando dell’occasione per parlare su un palco internazionale della difficile situazione in cui versa l’industrializzazione tarantina, riflettendo su come il business cinematografico che le ruota attorno possa, col tempo, diventare una delle tante alternative alla fabbrica. L’ha dimostrato lui con questo film, Taranto ha tantissimo d’offrire oltre all’acciaio e i tarantini come lui devono essere i primi a crederci.

Parole emotivamente vicine a quelle di Riondino sono state spese durante la kermesse dal cantante di origini Tarantine Diodato, che premiato per il brano La mia terra ha parlato della sua città d’origine con grande affetto, invitando tutti gli spettatori a conoscere questa perla salentina, la cui immagine è spesso offuscata dai fumi di una parte “grigia” della sua storia. Una parentesi grigia in un oceano di talenti e bellezze che aspettano solo di essere trattati con rispetto.

A chiudere il tris di statuette con cui Palazzina Laf è riuscito a diventare uno dei protagonisti indiscussi dalla serata, è stato il riconoscimento dato all’attore romano Elio Germano, premiato con il suo quinto David di Donatello, il suo primo come miglior attore non protagonista.

Una menzione speciale va fatta al regista esordiente, anche lui tarantino, Giacomo Abbruzzese che nonostante si sia dovuto arrendere alla “corazzata Cortellesi”, con il suo Disco boy è riuscito a farsi notare dalla critica internazionale al Festival di Berlino e ad ottenere anche il plauso del pubblico nell’ultima edizione del Festival del cinema europeo, consacrandosi come un talento dal futuro luminoso.

DAVIDE PAGLIARO

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