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Lo sfogo di Corvino: “Manca la cultura delle cadute”

Pantaleo Corvino, responsabile area tecnica US Lecce

LECCE – Il direttore dell’area tecnica dell’US Lecce, Pantaleo Corvino, ha fatto il punto della situazione sul momento del Lecce lo ha fatto presentando il nuovo allenatore Luca Gotti dicendo: “ha accettato la nostra sfida”.

“Luca Gotti lo conosco da un po’ di anni, gli ho detto se accetta la sfida la facciamo e lui mi ha detto che l’accetta la sfida perché crede dalla squadra crede nel suo nel suo lavoro”.

Prima di lasciare la parola al neo tecnico, Corvino ha inteso precisare alcuni concetti a lui molto cari, la reale dimensione della squadra intanto prima di passare alle critiche social per le quali la sua pazienza è stata messa a dura prova.

“La cultura delle cadute ci deve essere. Io sono figlio di questo territorio e potrei usare altri linguaggi. Dobbiamo abituarci alle cadute, dobbiamo abituarci alle sconfitte perché se cadiamo come cadiamo noi, possiamo rialzarci se no non ci si rialza. Se stiamo dietro ai nomi per fare gli ipocriti, io non sono un ipocrita sono uno vero dico quello che posso fare, con che cosa lo posso fare, Non perché io a gennaio non compro nessuno perché penso che non è possibile. Facciamo quello che c’è sul mercato con le nostre risorse. 66 partite di serie A disputate dal Lecce sino adesso, dal suo ritorno in serie A, e non so da quanti anni era che non faceva due anni consecutivi, forse dalla mia gestione, credo il Lecce non è mai stato nelle ultime tre. Non siamo all’altezza della passione dei nostri tifoi, ho sempre detto lo ripeto non lo siamo, ma noi facciamo quello che possiamo. Sono 66 partite che il Lecce è in serie A sempre salvo. Da quando sono tornato io, Stefano e gli allenatori lavorano in queste condizioni. Quando siamo arrivati ci hanno chiesto di mettere a posto il bilancio; ho accettato una situazione difficile solo per amore del mio territorio. Non mi hanno chiesto di vincere ma abbiamo vinto la serie B e ci siamo salvati in serie A. Però qui gli allenatori lavorano in un ambiente che dopo due sconfitte ci chiedono di mandarli via, non si può lavorare così. Non possiamo curarci di quei pochi, 50 o 100, che criticano stando a casa sui social ma siamo orgogliosi di tutti quelli che ci apprezzano”.

 

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