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Accordo Regione-medici di medicina generale: cosa cambia per i pazienti

BARI – Potenziare la medicina del territorio, dando ai medici di medicina generale gli strumenti per operare in maniera più efficace a beneficio dei pazienti e dell’organizzazione complessiva del sistema sanitario regionale: è l’obiettivo del pre-accordo integrativo firmato dalla Regione Puglia con i sindacati dei medici di base, nel solco dell’accordo collettivo nazionale.

Un’intesa che arriva dopo oltre un anno e mezzo di contrattazione, con rivendicazioni precise da parte dei medici di famiglia, che denunciavano le difficoltà di operare soprattutto a causa dell’eccesso di burocrazia che grava sul loro lavoro, a scapito dell’attività di prossimità verso i pazienti.

Ma cosa cambia con questa pre-intesa, che verrà perfezionata entro aprile? Lo spiega il segretario regionale della Fimmg, il salentino Antonio Giovanni De Maria.

Innanzitutto i fondi: saranno stanziati circa 10 milioni in più rispetto agli attuali 32. Serviranno ad ampliare orari e servizi per i pazienti che si rivolgono ai medici di famiglia, e a dotare gli ambulatori di personale e tecnologie (un collaboratore-segretario di studio, un infermiere a disposizione e il sostegno economico per l’innovazione tecnologica). Al momento circa un terzo dei 2800 medici di famiglia della regione non ha un collaboratore di studio.

I medici di medicina generale saranno attori principali del percorso di presa in carico dei malati, e per farlo potranno avere a disposizione apparecchiature diagnostiche di primo livello come ecografi, elettrocardiografi e spirometri. Ci sono circa 16 milioni di euro stanziati dal Ministero della Salute per la Puglia, e la Fimmg ha chiesto che vengano utilizzati.

Altro punto chiave saranno le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) fra medici, collegati attraverso piattaforma per garantire l’apertura degli ambulatori dalle 8 di mattina alle 8 di sera, con 12 ore di assistenza continua. Ogni AFT – spiega il segretario Fimmg De Maria – in media comprende 20 medici e deve soddisfare una popolazione di 30mila abitanti. La vera “rivoluzione” riguarderà la continuità assistenziale, perché le AFT verranno aggregate ai presìdi di continuità assistenziale, le vecchie guardie mediche, che non lavoreranno più in maniera a sé stante ma opereranno a supporto delle aggregazioni dei medici di famiglia, garantendo assistenza dalle 20 alle 24. Le urgenze, da mezzanotte alle 8, saranno invece gestite dal 118. Questo aiuterà la presa in carico sul territorio dei pazienti, assicurando sedici ore di assistenza continua dalle 8 a mezzanotte, e riducendo il numero degli accessi impropri che intasano i pronto soccorso.

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