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Concessioni demaniali, attesa per il vertice UE. Balneari: “Vogliamo solo lavorare”

SALENTO – Il d-day è fissato per il 16 gennaio. Quel giorno il governo Meloni presenterà il suo dossier sulle connessioni balneari per evitare che l’Unione Europea faccia scattare la procedura di infrazione dopo lo stop alle proroghe automatiche e il via libera alle procedure di selezione imparziali e trasparenti.

Se da Bruxelles non dovessero giungere segnali diversi dal 2025 si ripartirà da zero. Tutte le concessioni andranno a gara.

“Siamo stanchi, vogliamo solo lavorare”, afferma Giuseppe Mancarella, presidente nazionale di Federterziario Balneari. Stanchi ma non rassegnati. Una protesta che fa leva sulla querelle legata alla scarsità di risorse. “Il problema non esiste: ci sono centinaia e centinaia di chilometri di spiagge libere”.

Le risorse naturali ci sono. Il Governo lo ribadirà con forza davanti alla Commissione Ue, snocciolando i dati emersi da un indagine secondo i quali il 67% del litorale è libero. Una percentuale destinata a salire – fanno sapere i balneari – in quanto non sono stati considerati fiumi e laghi. “E’ stata fatta una mappatura rigorosa e puntuale”, assicura Mauro Della Valle, presidente di Confimprese Demaniali Italia. “Sia chiaro: noi non abbiamo paura dei bandi”. Ma serve tempo. I balneari citano il caso-Lecce. Il Comune ha previsto nel Piano Coste 20 nuove concessioni demaniali. “Bene, allora andiamo subito a gara – dice Della Valle – ma poi si proceda con una riforma del settore in attesa dei bandi nazionali che dovranno essere omogenei e validi per tutto il territorio nazionale”.

Un passaggio inevitabile quest’ultimo per colmare un vuoto normativo che determina incertezze e lascia spalancata perennemente la porta dei ricorsi giudiziari.

“Aspettiamo con ansia le decisioni del Governo – sottolinea Sandro Portaccio, presidente di Sib Confcommercio di Lecce – che dovrebbe impegnarsi a fare i decreti attuativi che renderebbero operativa la legge Draghi. Il resto sono solo pannicelli che ci lasciano in trepidazione e mancanza di poter programmare il domani”.

C’è un altro aspetto che alimenta forte preoccupazioni tra i balneari. Nel 2018 – ricorda Mancarella – le concessioni demaniali sono state prorogate fino al 2033, salvo poi cambiare idea. C’è chi, come me, ha fatto enormi investimenti finanziari. E ora chi pagherà i danni?”. Il rischio è di innescare una valanga di ricorsi.

Dichiarazione che apre la via a un altro nodo, quello di possibili indennizzi per gli attuali concessionari. Non ci sarà spazio, per forza di cose, per una corsia preferenziale nei futuri bandi, ma tra i requisiti dovrebbe comunque essere inserita una premialità per il lavoro sin qui svolto, a cominciare dalla tutela, dalla sicurezza e dalla bonifica e pulizia del territorio. Aspetti sui quali sarà difficile non tenerne conto.

L’obiettivo, dunque, è quello di riuscire a trovare un equilibrio tra il rispetto delle direttive dell’Unione Europea e la tutela delle imprese balneari.

 

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