NOVOLI – Una tradizione luminosa, una devozione secolare…
La comunità di Novoli si prepara a vivere martedì prossimo 16 gennaio il culmine dei riti in onore di Sant’Antonio Abate: l’accensione della Focara, la pira più grande del bacino del Mediterraneo, capace di fondere insieme il sentimento sacro e l’ardore profano che caratterizzano i giorni di festa.
La notte del fuoco è l’apice di un processo lungo e partecipato che inizia con la raccolta delle “sarmente”, ossia gli scarti della potatura della vite. Il risultato, accatastandoli con cura e secondo uno schema ben preciso, è la focara appunto, in cima alla quale campeggia sempre l’effige del Santo Patrono.
Eremita egiziano vissuto nel III secolo dopo Cristo, Sant’Antonio dedicò la sua esistenza alla preghiera e all’aiuto verso i bisognosi. Fu anche taumaturgo: ben presto, infatti, molti uomini accorsero al suo fortino per chiedergli il miracolo della guarigione da malattie, soprattutto delle pelle, e presunte possessioni demoniache.
Attorno al Santo aleggiano tantissime leggende, quasi tutte legate al simbolo del fuoco e del maiale. Le fiamme che gli sono associate si fanno metafora di rinnovamento e buon auspicio per il raccolto.
Un culto, il suo, che spinge migliaia di salentini, pugliesi e anche turisti da tutta Italia a raggiungere Novoli nel giorno dedicato alla Focara. Il legame col santo è tutto nelle parole della comunità che attende con trepidazione questo giorno.