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60mila euro per truccare l’appalto sul dissesto: indagato Elio Sannicandro

BARI – Sessantamila euro per garantire l’aggiudicazione di un appalto. Elio Sannicandro, tra i numero uno della Regione Puglia è indagato con l’accusa di aver truccato gli appalti. La presunta tangente – secondo le indagini della Procura di Bari e condotte dalla Guardia di Finanza – sarebbe stata incassata per favorire un imprenditore foggiano nell’aggiudicazione degli appalti del dissesto idrogeologico.

Per questo il gip del Tribunale di Bari, ha disposto per Sannicandro, l’interdizione dai pubblici uffici. Sannicandro è a capo dell’Asset, l’agenzia regionale strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territorio, e commissario straordinario sul dissesto idrogeologico. Ma è persona di rilievo nelle istituzioni: è stato anche presidente del Coni Puglia dal 2001 al 2017 e assessore al Comune di Bari. Specializzato, da ingegnere, nella realizzazione di impianti sportivi, si stava occupando anche da direttore del piano strategico, dei Giochi del Mediterraneo di Taranto.

A far partire le indagini, le rivelazioni di un testimone che avrebbe riferito dei rapporti che intercorrevano tra un imprenditore di Lucera, in provincia di Foggia, e un dirigente pubblico. E durante le indagini, sarebbe emersa questa connessione tra l’imprenditore foggiano e Sannicandro, attraverso un mediatore dipendente del Coni.

Nel 2020 scattarono le prime perquisizioni negli uffici regionali e nell’abitazione di Sannicandro, dove furono ritrovati 8500 euro in contati. Ecco perché il gip ha disposto nei suoi confronti il sequestro di 51mila e 500 euro, restante parte della presunta tangente da 60mila.

Ma quello che sarebbe stato scoperto è un meccanismo tanto rodato da far emergere quello che, nelle carte dell’inchiesta, è definito un “quadro inquietante di collusione e mercificazione seriale della funzione pubblica”. E, soprattutto, la spregiudicatezza dell’imprenditore che impartiva ordini ad un sindaco, pilotava le commissioni aggiudicatrici e via dicendo.

Le tariffe andavano dai 3mila ai 60mila euro, 36mila euro ad esempio sarebbero state elargite per adeguamento sismisco in una scuola elementare, 5mila euro sarebbero spettate ad un funzionario della Regione Puglia compiacente.

Tangenti che – spiegano gli inquirenti – venivano annotate dall’imprenditore a dimostrazione di quanto fossero ripetute e quanto normale fosse questo meccanismo. Nelle intercettazioni e negli atti, venivano definite “caramelle” “ossigeno” “documenti”.

Assieme al commissario, sono stati interdetti dagli uffici altri 5 funzionari pubblici presunti complici. L’imprenditore di Lucera, in provincia di Foggia, al centro dell’inchiesta è finito in carcere, mentre per la figlia sono stati disposti i domiciliari. Nell’inchiesta sono coinvolte, complessivamente, 23 persone, l’accusa a vario titolo è corruzione e turbativa d’asta.

Al posto di Sannicandro, il governatore ha nominato il generale della Guardia di Finanza in quiescenza Salvatore Refolo.

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