LECCE – A garanzia della sua incolumità , finisce sotto scorta la giudice Maria Francesca Mariano, in servizio presso l’ufficio gip/gup del Tribunale di Lecce.
Nei mesi scorsi aveva denunciato minacce subite dopo il blitz antimafia che il 18 luglio scorso aveva duramente colpito il clan Scu “Lamendola- Cantanna”, con 22 arresti eseguiti tra il Salento, Foggia, Trani e Corato. Era stata proprio la giudice Mariano a firmare quei provvedimenti cautelari, su richiesta del pubblico ministero della DDA leccese Carmen Ruggiero, che ha coordinato le indagini.
Secondo le risultanze investigative tramite la forza e le armi Cosimo Lamendola (figura apicale del sodalizio) e i suoi affiliati, tutti del Brindisino, avrebbero tentato di imporsi con le maniere forti ovunque: pestaggi, sequestri di persona, agguati e tentati omicidi e poi estorsioni verso le attività commerciali. Tantissimi episodi sanguinari accertati dai militari ma nessuna denuncia, a testimonianza della capacità del clan di assoggettare e mettere a tacere chiunque capitasse a tiro.
I trattamenti più cruenti sarebbero stati riservati soprattutto agli infedeli o ai personaggi ritenuti ostacolanti per l’ascesa dell’agguerrito sodalizio: antagonisti individuati – sempre tramite le indagini – nei territori di Mesagne, Torchiarolo e Squinzano.
Le minacce indirizzate alla Giudice sarebbero scattate nei giorni immediatamente successivi al blitz e agli arresti. Alla cattura, il 18 luglio scorso, sfuggirono Cosimo Lamendola, scovato proprio nelle scorse ore in un trullo alla periferia di Cisternino, e Rosario Cantanna, cognato di Lamendola e ritenuto suo braccio destro, scovato e arrestato in Germania venerdì scorso.
Dopo la convocazione in Prefettura del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, che si è tenuta nelle scorse ore, si è deciso di assegnare la scorta alla Giudice, a garanzia appunto, della sua incolumità .
E.Fio
