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Pnrr, “tagliando” della Corte dei Conti: alla Puglia quasi 6 miliardi

PUGLIA- È di 5,8 miliardi la “fetta” del Pnrr destinata alla Puglia. Cifra nettamente inferiore rispetto a quelle stanziate per altre regioni, in rapporto al numero di abitanti: 1.488 euro pro capite, il 10% in meno della media nazionale. Ma, a ben guardare, Bari e provincia (dove si concentra un terzo della popolazione pugliese) è decima in Italia per finanziamento pro capite, con 2.104 euro per abitante. Lo certifica l’analisi della Corte dei Conti, che fa il punto sullo stato di attuazione dei Pnrr sulla base dei progetti caricati sul sistema della Ragioneria Generale dello Stato alla data del 1° marzo 2023. Dati provvisori, dunque, che andranno aggiornati man mano che si procederà con l’approvazione definitiva dei finanziamenti assegnati ai singoli progetti.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza vale in tutto 191 miliardi, ma al momento ne risultano “attivati” meno della metà (il 49,3%). Di questi, solo 61,3 miliardi hanno una ricaduta che si può circoscrivere per ambito territoriale.
Dei quasi 6 miliardi destinati alla Puglia, più di un quinto (il 21%) è assorbito dalla misura 3 Infrastrutture: 205 milioni a Bari per il nodo ferroviario e l’interramento della linea Santo Spirito-Palese; 165 milioni per realizzare gli hub intermodali e a riqualificare 20 stazioni delle Ferrovie Sud Est fra Bari, Taranto e Lecce; 130 i milioni destinati al completamento del sistema di sicurezza sui treni FSE delle linee salentine; 130 milioni anche per la rete di trasporto rapido di massa di Taranto, per la linea blu Tamburi-Talsano.
Fra i comuni, a fare la parte del leone è Bari con 1 miliardo 107 milioni di euro per 513 progetti, seguita da Taranto con 193 progetti per complessivi 476 milioni. Poi c’è Lecce, con 283 milioni per 236 progetti. Più giù Foggia, Andria e, al decimo posto, Brindisi con 86 milioni per 160 progetti.
Quanto alla velocità di spesa dei fondi Pnrr, la Corte dei Conti alza cartellino giallo. Ma il termine del 30 giugno 2026 non preoccupa il ministro Fitto, che ricorda come la spesa si concentri sempre nella seconda fase del periodo di programmazione

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