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Siccità: stato di calamità in Puglia da gennaio a settembre 2022

PUGLIA – “La siccità grave e perdurante ha costretto gli agricoltori all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il caro gasolio per tirare l’acqua dai pozzi e rifornirsi di acqua con le autobotti, anche per abbeverare gli animali nelle stalle, con i pozzi artesiani  che stanno franando, mentre altri pozzi a falda superficiale, stanno scomparendo, si stanno prosciugando”. È stato riconosciuto lo stato di calamità da gennaio a settembre 2022 in tutta la Puglia, dove è andato perso 1/3 delle produzioni, da oltre il 50% delle olive al 35% della frutta e della verdura, del grano, delle foraggere per l’alimentazione del bestiame, del miele, con gravi danni anche sugli allevamenti di cozze e ostriche. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare recante la “Dichiarazione dell’esistenza del carattere  di  eccezionalità degli eventi calamitosi verificatisi nei territori della Regione Puglia dal 1° gennaio al 30 settembre 2022”.

“Gli agricoltori hanno dovuto dire addio quest’anno in Puglia a una bottiglia di passata di pomodoro su 5 con l’esplosione dei costi di produzione che hanno tagliato le semine, la siccità e le temperature roventi che hanno ridotto drasticamente il raccolto del pomodoro da salsa destinato a polpe, passate, sughi e concentrato, con l’aggravante che la chiusura della galleria di Solofra in Campania inibisce l’accesso dei mezzi pesanti in Puglia per il ritiro del prodotto con l’aggravio di tempi e costi per i trasporti. Ma ci sono anche aree dove, non arrivando acqua, gli agricoltori sono stati costretti ad abbandonare le colture, dopo i costi stellari, causati dalla ripercussione della guerra in Ucraina, sostenuti per arare i terreni, seminare e far crescere ortaggi e frutta, perché non possono irrigare.

Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – evidenzia Coldiretti regionale – favorendo l’innesco degli incendi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati a causa della chiusura delle aziende agricole che non hanno potuto neppure svolgere una funzione di controllo e monitoraggio per intervenire tempestivamente”.

“La siccità e gli eventi estremi si sono aggiunti al caro gasolio e al rialzo esponenziale dei costi di produzione, con il risultato  che più di un’impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività”.

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