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Delitto Nestola: geografia di un omicidio

LECCE- Entra nel vivo, con la prima udienza istruttoria in aula bunker a Lecce, il processo a Michele Aportone, 71enne unico imputato per l’omicidio di Silvano Nestola, carabiniere in quiescenza ammazzato a Copertino la sera del 3 maggio 2021. Aportone oggi era in aula.

In Corte d’Assise, presidente Pietro Baffa, Francesca Mariano a latere e giudici popolari, è stato ascoltato il medico legale Roberto Vaglio, intervenuto sul luogo del delitto e autore dell’autopsia. 41-42 lesioni causate da altrettanti pallini esplosi con un fucile da caccia a proiettili a carica multipla. Quattro le cartucce scaricate contro la vittima da una distanza stimata in circa 15 metri. Nestola è stato raggiunto di fronte e lateralmente dalla scarica, con ferite al tronco e all’addome. Fatale sarebbe stata la lacerazione dell’aorta intratoracica. È andato, come già si sapeva, incontro all’assassino che sparava, forse non riuscendo, nel buio, a capire dove fosse la fonte del fuoco, forse anche per tentare di salvare -come ha fatto- il figlioletto.
È stata poi la volta della ricostruzione degli accertamenti che hanno portato all’arresto di Aportone. Il Tenente Giuseppe Boccia, che coordinò le indagini, rispondendo alle domande del PM Alberto Santacatterina, ha spiegato con il supporto di una mappa quanto acquisito. Era un periodo di pandemia in cui vigeva il coprifuoco alle 22,00, quindi, analizzando varie telecamere di sorveglianza, fu semplice individuare il furgone bianco, sequestrato poi ad Aportone, di cui hanno ricostruito il percorso. Chi guidava il mezzo, secondo le indagini, avrebbe caricato a bordo un motorino, un Piaggio Free di colore blu. Il furgone sarebbe poi stato parcheggioato in un posto non visibile dalle telecamere e chi guidava avrebbe proseguito la sua corsa in motorino per raggiungere il luogo dell’omicidio, contrada Tarantini alla periferia di Copertino.

L’imputato è di San Donaci ed è il padre della donna con cui la vittima aveva una relazione. Relazione osteggiata con forza dai genitori di lei, tanto che questi installarono un trasmettitore gps sull’auto della figlia per controllarne gli spostamenti.
Questo sarebbe il movente del delitto, avvenuto quando Nestola e il figlio 11enne uscirono da casa della sorella della vittima dove avevano cenato.
Aportone è difeso dall’avvocato Francesca Conte, la cui tesi sembra già delinearsi nelle domande poste al teste: ci sono altre strade che portano al luogo del delitto, sono state controllate tutte? E sono state anche analizzate le immagini delle telecamere, se ce ne sono? C’è dunque la certezza che il furgone bianco non abbia preso altre direzioni? E poi ancora, le fattezze dell’uomo alla guida del ciclomotore non sono visibili nelle immagini e l’arma del delitto che non è stata trovata.

Si torna in aula il 17 gennaio.

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