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Pagliaro: “opere mai eseguite, cartelle dei consorzi di bonifica da annullare”

LECCE- Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani: «I contributi ai consorzi di bonifica – secondo l’articolo 860 del codice civile – sono dovuti “per l’esecuzione, la manutenzione e l’esercizio delle opere, in ragione del beneficio tratto dalla bonifica”. Sta tutto qui, il nodo della questione annosa che affligge agricoltori e proprietari di terreni salentini, che si ribellano all’imposizione del famigerato tributo 630 per opere mai o mal compiute dai consorzi Ugento e Li Foggi.
Della vicenda mi sono già occupato con un’audizione in Commissione Agricoltura dell’assessore Pentassuglia e del commissario dei consorzi Borzillo, i quali risposero sostanzialmente che si doveva pagare, altrimenti non si sarebbero potute eseguire le opere necessarie. Contestammo allora quella presa di posizione, e continuiamo ad essere dalla parte di chi si ribella, perché pagare per un servizio non ricevuto è una vessazione, e non può essere addossato sui proprietari dei terreni il malfunzionamento dei consorzi. Da anni non provvedono alle manutenzioni straordinarie necessarie, mentre quelle ordinarie vengono eseguite in maniera sporadica e lacunosa, senza un’adeguata programmazione che assicuri la difesa del suolo e un’efficiente infrastrutturazione irrigua. In particolare gli olivicoltori salentini, in ginocchio a causa del batterio Xylella fastidiosa, non solo sono a reddito zero ma devono far fronte a situazioni debitorie anche gravi, a cui si aggiungono le ingiunzioni di pagamento dei contributi da parte dei consorzi, a fronte di interventi fantasma.
La situazione è ormai insostenibile, ed è per questo che ho presentato un’interrogazione urgente all’assessore all’agricoltura, per chiedere che vengano annullate le richieste di pagamento dei consorzi Ugento e Li Foggi, e per sollecitare una riforma di questi enti che, evidentemente, non riescono a svolgere il loro compito, a cominciare dalle manutenzioni per ammodernare le reti irrigue, visto che appena un decimo dell’acqua piovana viene raccolto, e invece se ne potrebbe raccogliere la metà se ci fosse un’adeguata rete di invasi, e questo permetterebbe di affrontare i lunghi periodi di siccità e scongiurare situazioni di crisi. E poi ci sono decine di opere da completare, come la diga Pappadai progettata per convogliare le acque del Sinni a servizio dell’Alto Salento, dove gli agricoltori sono costretti ad usare ancora le autobotti e i pozzi per irrigare.
Al di là dell’ordinario, svolto male e a macchia di leopardo, manca poi una visione di futuro: ben 42 progetti sono stati finanziati con 517 milioni di euro del PNRR, destinati proprio ad investimenti per migliorare il sistema irriguo agricolo e la gestione delle risorse idriche. Di questi, non ce n’è neppure uno dei Consorzi di bonifica commissariati, anzi non ne è stato presentato nessuno. Manca una progettazione di lungo respiro, capace di intercettare i fondi comunitari, nazionali e regionali del settore. Ecco perché serve una riforma complessiva dei consorzi di bonifica, che ne garantisca la piena operatività per contrastare il dissesto idrogeologico e gestire la risorsa acqua in modo efficace.
Chiedo risposte rapide e adeguate alla mia interrogazione, che si fa portavoce del malcontento e della disperazione del mondo agricolo salentino, vessato da un tributo assolutamente ingiusto»

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