BRINDISI – Da qualche tempo uno degli sport preferiti di tanti stakeholders brindisini è quello di parlare del rilancio del comparto industriale come migliore cura per ottenere una ripresa economica ed occupazionale del territorio. Certo, il riferimento è ad impianti sostenibili dal punto di vista ambientale, a partire da quelli collegati alle fonti energetiche rinnovabili.
Ma dalle parole ai fatti ce ne passa. Basta osservare la zona industriale di Brindisi per rendersi conto dello stato di degrado in cui versa.
Partiamo dalle erbacce che ormai sono altissime e invadono i rondò, così come i bordi della carreggiata, creando rischi concreti per la scarsa visibilità. Se a questo si aggiunge che proprio nella stessa area insistono impianti a rischio allora si intuisce il pericolo di incendi.
A questo si aggiunge una illuminazione pubblica che non funziona in vari punti, così come un servizio di videosorveglianza sbandierato più volte ai quattro venti ma ancora lontano dal rispondere alle aspettative in termini di sicurezza.
Poi c’è la rete stradale, danneggiata in più punti e accumuli di rifiuti di ogni tipo abbandonati da chi sa di farla franca proprio per l’assenza di controlli.
Oggi, insomma, la zona industriale di Brindisi è tutto questo. Cosa ben diversa rispetto a quello che si dice nel presentare le potenzialità del territorio brindisino.
Ciò che meraviglia è il silenzio generale, anche da parte delle associazioni di categoria che avrebbero il compito di fungere da stimolo rispetto ad interventi di efficientamento di una autentica ricchezza per la città.
Mimmo Consales
