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Arriva il metanodotto, a Ceglie Messapica espiantate decine di alberi

CEGLIE MESSAPICA- Arriva il metanodotto e per ottanta alberi non c’è scampo: via ulivi centenari, querce, fichi, mandorli, castagni, sughere. A denunciare a “dilloatelerama” quanto sta accadendo a Ceglie Messapica, in via Francavilla, è il proprietario di uno dei terreni interessati dall’attraversamento della condotta interrata, lunga 360 metri e che ha lo scopo di fornire di metano l’area carburanti esistente in zona.

La battaglia è iniziata già dieci anni fa, a fronte di un primo progetto che aveva le stesse caratteristiche dell’attuale. Era di competenza comunale e i proprietari riuscirono a bloccarlo ricorrendo al Tar di Lecce. Nel 2020 la Snam ci ha riprovato, ripresentando il progetto alla Regione Puglia e non più al Comune. Da qui un nuovo ricorso al Tar, che in fase cautelare stavolta non ha congelato l’opera. Si attende il giudizio di merito, ma i lavori nel frattempo vanno avanti spediti.

“Verrà disfatto per poi essere ricostruito un muro a secco alto 2,15 metri con una larghezza media di 2,10 metri. Saranno abbattuti un paio di cespugli di lentisco (macchia mediterranea) con un diametro complessivo di circa 4 metri. Verranno danneggiati in modo irreversibile gli apparati radicali e le ramificazioni di alberi di ulivo con caratteristiche monumentali” ed espiantate altre 80 piante. “L’opera – dice il signor Antonio Ciracì – si fregia della pubblica utilità e, dunque, per tale realizzazione sono state concesse tutte le autorizzazioni del caso senza fare i conti con lo stato di fatto del territorio. Si poteva evitare tutto ciò creando un semplice allacciamento alla condotta già esistente che dista dalla stazione carburanti soli 19 metri”.

Ciò avrebbe tutelato maggiormente paesaggio e ambiente, ma si è optato per la realizzazione di una nuova condotta indipendente che ha il suo inevitabile impatto sull’area, tra l’altro a pochissimi metri da complessi di trulli dichiarati patrimonio dell’Unesco, uno dei quali un rarissimo Trullo Sovrano.

“Non abbiamo mai ostacolato il progresso – dicono i proprietari – semmai abbiamo sempre cercato un compromesso per garantire sia gli interessi privati di tale stazione di servizio sia gli interessi ambientali e paesaggistici che connotano il nostro territorio”. E ora per loro le speranze sono al lumicino.

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