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Ecolio2 e la variante approvata per Ecolio1: chiuse le indagini per 15 persone

PRESICCE-ACQUARICA – Da semplice impianto per le acque di vegetazione a impianto di trattamento di rifiuti pericolosi e non, sulla base di una variante mai approvata e rilasciata per un altro stabilimento. Così nel depuratore Ecolio2 di Presicce-Acquarica sarebbero arrivati grandi quantitativi di acque derivanti dall’estrazione di petrolio in Basilicata, percolato di discarica e rifiuti liquidi provenienti da 58 stabilimenti italiani. I codici Cer, che identificano i rifiuti, sarebbero stati attribuiti “in maniera arbitraria”, classificando quegli scarti come “non pericolosi” nonostante fosse ben chiara la loro orgine. Sulla base di ciò, quei rifiuti non sarebbero stati sottoposti neppure ad adeguate analisi che escludessero la presenza di sostanze inquinanti.

Questo, in sintesi, l’impianto accusatorio formulato dai procuratori aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmo Cataldi nei confronti di 15 persone. Tra di loro, oltre ai responsabili dell’impianto, ci sono i vertici di diverse società che hanno inviato i propri rifiuti nello stabilimento di località Spiggiano, tra Presicce e Acquarica del Capo: nelle scorse ore sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagini, avviate dopo gli allarmi lanciati dalla popolazione, soprattutto a causa degli odori nauseabondi di cui Ecolio2 è stato considerato la fonte.

Indagati risultano Italo Forina, di Canosa di Puglia, legale rappresentante della Ecolio2 srl, e Toni Fernando Alfarano, di Racale, responsabile tecnico dell’impianto. Oltre a loro ci sono i vertici di società che hanno inviato lì “ingenti quantitativi” di rifiuti speciali pericolosi: Andrea Giubileo, di Milano, e Walter Rizzi, di San Donato Milanese, rispettivamente Tecnhical Service e Deputy- Vice President e Senior Vice President dell’impianto petrolifero di Eni a Viggiano (Potenza); Attilio Dabbicco, barese, responsabile dello stabilimento Siderurgica Signorile srl di Bari; Maurizio Cianci, barese, amministratore dello stabilimento Aseco spa di Ginosa; Vittorio Petrucco, di Trieste, direttore tecnico della ditta Icop di Udine; Antonio Albanese, di Massafra, e Carmine Carella, di Bari, rispettivamente legale rappresentante e responsabile tecnico della Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre che gestisce lo stabilimento di Burgesi; Mario Montinaro e Antonio Saracino, che sono il legale rappresentante della Monteco srl e il responsabile della discarica in fase di post gestione a Burgesi a Ugento; Antonio Leone, legale rappresentate della Eden 94 srl di Manudria; Uber Barbier, di Reggio Emilia, e Luca Galimberti, di Massa Carrara, rappresentanti d’impresa della società Mandurambiente spa e il direttore generale di quest’ultima, Antonio Morea, di Noci.

Forina e Alfarano sono accusati di aver effettuato attività di recupero e smaltimento di rifiuti in assenza della prescritta autorizzazione. Per gli inquirenti, infatti, è “macroscopicamente illegittima” la determina regionale che nel 2011 ha autorizzato lì lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti pericolosi e non, poiché basata “sulla falsa prospettazione dell’esistenza di condizioni , prescrizioni e attuazione degli adempimenti” previsti per legge. In poche parole, il titolo autorizzativo sarebbestato rilasciato senza la preventiva approvazione del progetto di variante che avrebbe portato a trasformare l’impianto di trattamento di acque di vegetazione in impianto di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non. Stando alla ricostruzione fatta dai pm, l’autorizzazione alla variante sarebbe stata rilasciata dalla Provincia di Lecce per un altro impianto, Ecolio1 di Melendugno, ma non per quello del Sud Salento. Quest’ultimo, tra l’altro, sarebbe stato gestito nonostante “gravi carenze strutturali”, che avrebbero comportato anche emissione di odori acri e maleodoranti e scarico nel suolo di sostanze inquinanti.

Tutti gli altri indagati, ma anche Forina e Alfarano, dovranno difendersi poi dall’accusa di essersi procurati un ingiusto profitto gestendo e smaltendo abusivamente ingenti quantitativi di sostanze pericolose e non: 12.550 tonnellate il quantitativo di scarti dell’Eni di Viggiano; 1.170 le tonnellate di rifiuti arrivati dalla Aseco di Ginosa; 2.278 tonnellate di acque prorvenienti dalla costruzione del gasdotto Tap e lì inviate dalla Icop; 1.409 tonnellate proveniti dalla Manduriambiente; 1.017 tonnellate dalla Progetto ambiente di Ugento, a ciò si aggiungono 2.700 tonnellate di percolato proveniente da quest’ultimo e oltre mille dalla discarica chiusa di Burgesi.

Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Riccardo Giannuzzi; Federico Massa; Domenico Diterlizzi; Luigi Covella; Amleto Carobello; Giuseppe Dello Russo; Diego Cisternino: Anna Lucia Sava; Carmela Prudente; Michele Ferreri; Michele Laforgia, Antonio Raffo; Carlo Raffo; Francesco Notarnicola; Roberto Fiore.

 

t.c.

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