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Leuca, “il peschereccio siciliano è ancora qui”: l’amarezza dei pescatori locali

LEUCA – Quando domenica, a tarda sera, il peschereccio siciliano ha preso il largo, i pescatori di Leuca e dintorni hanno pensato che stesse andando via, come aveva annunciato il comandante lo scorso 10 ottobre, al margine di un loro sit-in di protesta al porto, che ne contestava il metodo di azione. E invece il peschereccio, che prima dell’alba ha fatto rientro al porto, era semplicemente uscito per un’altra battuta di pesca.

Si dicono delusi i pescatori locali che per quella che definiscono “una vera e propria mattanza, con la tecnica della cianciola che non rispetta l’ecosistema marino”, nelle scorse settimane hanno interpellato la Capitaneria e ottenuto una promessa dall’assessore regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio: “subito un tavolo tecnico in regione” aveva annunciato lei, presenziando all’aultimo sit-in.

Ad oggi, però nessuna, buona nuova: i pescatori non sono stati convocati e dalla Capitaneria nessun riscontro alla richiesta di approfondimenti avanzata.

Quello che i pescatori chiedono – lo ricordiamo – è di porre un freno alla tecnica della cianciola che, per quanto legale, consente di fare razzia di pesci usando le luci abbaglianti e le reti da circuizione. In sostanza “una pratica che, alla lunga, rischia di impoverire il nostro mare – hanno rimarcato più volte – sconvolgendone il già fragile equilibrio che noi, di contro, tuteliamo da generazioni”.

E di fatto il DPR 1639/68 lo consente: dà facoltà al capo del Compartimento marittimo di fissare regole sulla località d’esercizio della pesca, sui periodi di tempo e sugli strumenti consentiti. Ed è su questo che i pescatori insistono.

Ed è proprio partendo da questo aspetto cruciale che il consigliere regionale Paolo Pagliaro, a inizi ottobre, ha presentato un’interrogazione urgente, sottolineando che quando il peschereccio andrà via, il problema potrà riproporsi in qualunque momento, se non si stabiliscono regole certe e paletti rigidi per porre fine alla pesca invasiva.

Anche Legambiente è intervenuta sulla questione, scrivendo a Ministero, Procura, Comuni, Ispettorato del lavoro, Capitaneria e Finanza.

“Restiamo in attesa – concludono i pescatori – intanto in questo porto evidentemente “franco”, tutti possono fare tutto indisturbati”.

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