Cronaca

Dalle telecamere la svolta nel giallo del madonnaro, confessa il 23enne fermato: “Non volevo ucciderlo”

LECCE- Arriva la svolta sul decesso di Leonardo Vitale, il madonnaro 59enne morto in ospedale tre giorni fa, dopo essere stato soccorso in strada a Lecce con profonde ferite al capo. Ha confessato  il 23enne che ieri è stato condotto in Questura, identificato grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglanza: tra le lacrime, ha detto che non aveva intenzione di uccidere ma solo di rubare la valigia. Si tratta di Mamadou Lamin, senegalese senza fissa dimora e irregolare sul territorio nazionale. E’ accusato di rapina e morte come conseguenza di altro delitto: sottoposto a fermo, è stato condotto in carcere.

Le indagini sono scattate dopo la denuncia del figlio di Vitale. Il giovane aveva intenzione di rapinare l’artista: la sera del 4 ottobre, lo ha notato in una kebaberia del centro mentre apriva il suo trolley in cui conservava i colori per i dipinti a terra, lo ha seguito fino al viale Oronzo Quarta (viale della Stazione), angolo via don Bosco, e poi lo ha aggredito per derubarlo. Gli ha sferrato un pugno, ma Vitale cadendo per terra ha battuto il capo. Quando è stato soccorso, era in stato di incoscienza, riverso sul marciapiede con evidenti ferite alla nuca ed escoriazioni ed ematomi sul volto.  Trasportato al Fazzi e sottoposto ad intervento chirurgico, è spirato la mattina dell’11 ottobre.

Dalle denunce rese dal figlio, si è appreso che Vitale, molto conosciuto come abituale artista di strada nel centro di Lecce, era solito girare con al seguito un carrellino di colore rosso al cui interno custodiva gessetti e colori che non erano però presenti tra gli effetti personali che erano stati riconsegnati al figlio, così come non gli era stato restituito il telefono cellulare del padre, il cui numero risultava peraltro irraggiungibile. Proprio sul trolley si è concentrata l’attenzione degli investigatori della Squadra Mobile dato che nei pressi della vittima era stata rinvenuta una maniglia di colore rosso, uguale a quelle dei carrellini porta zaino; circostanze che lasciavano chiaramente pensare che potesse essere stato vittima di aggressione a scopo di rapina nel corso della quale lo zaino si sarebbe rotto e parti sarebbero rimaste sul posto.

Da lì il lavoro di ricostruzione attraverso numerose immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza mappate dagli agenti della Mobile in un raggio di intervento più ampio. Un lavoro certosino, coordinato dalla Procura: sono state ricostruite non solo tutte le fasi antecedenti alla rapina sin dall’una di notte circa del 4 ottobre, ma è stato anche individuato, senza ombra di dubbio, il responsabile. Per questo il cerchio si è stretto attorno a un di carnagione scura, che indossava  una felpa bicolore con bande più chiare sulle spalle, pantaloni scuri, sandali, con in spalla un evidente zaino di colore grigio chiaro con profili rossi/arancio e con un particolarissimo taglio di capelli.

Dai filmati è emerso che la notte dei fatti, già all’interno di un locale in Via Trinchese, aveva “adocchiato” Vitale con il suo carrellino con annesso zaino rosso nel quale lo aveva visto deporre un sacchetto con le monete ed il denaro guadagnato in quella serata. Una volta uscito, lo ha seguito lungo tutto il tragitto, fino all’aggressione per portagli via il carrellino con all’interno le monete. Poi, la fuga del 23enne  con il trolley dell’artista, a piedi lungo via don Bosco. In via Montegrappa, Lamin si è fermato sul ciglio della strada per rovistare all’interno. Infine, è entrato in un condominio portando via una bicicletta.

Lo zaino di Vitale è stato ritrovato proprio lì, al di là del muro di cinta dell’area condominiale, in corrispondenza dell’area cantiere delle Ferrovie dello Stato: dentro c’erano ancora i colori, ma non le monete né il telefono. Il pattugliamento delle strade ha dato i suoi frutti: ieri mattina, presso la Camera di Commercio, la Squadra Mobile ha riconosciuto il ragazzo, che aveva addosso ancora gli stessi vestiti di quella sera. Portato in Questura, è stato dichiarato in stato di fermo e poi ha confessato dinanzi al pm Giorgia Villa, confermando in toto la ricostruzione fatta dagli investigatori.

 

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