ROMA- Ora frena anche Roma. Sull’agrovoltaico, il fotovoltaico che si dovrebbe integrare con l’agricoltura ma che rischia di essere un cavallo di Troia per far passare piĂą agevolmente nuovi grandi impianti energetici nelle campagne, si è da ultimo pronunciato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, rispondendo mercoledì ad un question time alla Camera.
Il ministro ha annunciato che si procederà con il “mettere dei limiti molto chiari alle tipologie di intervento e di terreno da utilizzare. In Italia ci sono 16,7 milioni di ettari di superficie agricola disponibile e 13,2 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata. Ci sono delle aree e io ritengo che si debba individuare quelle aree industriali dismesse e quelle aree non utilizzate”.
Il settore è pronto a crescere in maniera esponenziale: nel Pnrr sono previsti 50mila ettari da destinare in Italia all’agrofotovoltaico e senza pianificazione adeguata rischiano di rivelarsi “una trappola per l’agricoltura”, come detto da alcuni esperti. Tra l’altro, rispetto al fotovoltaico tradizionale, il Piano nazionale ripresa e resilienza prevede la concessione di incentivi pubblici all’agrovoltaico e, com’è noto, averli definiti impianti di pubblica utilitĂ , indifferibili e urgenti, significa che potranno beneficiare di una procedura di valutazione piĂą rapida.
Patuanelli non ha nascosto le perplessitĂ : “Segnalo, però – ha aggiunto – le linee guida che stiamo predisponendo con il CREA, che saranno disponibili nel minor tempo possibile, soprattutto con riguardo ai meccanismi incentivanti, che non dovranno far diventare aziende energetiche le nostre aziende agricole ma che dovranno incentivare l’investimento e non il kilowattora, perchĂ© altrimenti gli agricoltori daranno in affitto i loro terreni a societĂ energetiche, che produrranno energia, ma lì sotto non si coltiverĂ niente. Questo rischio va assolutamente sventato e ci rendiamo conto che c’è, ma certamente il Ministero delle Politiche agricole non permetterĂ che si sottragga terreno ai produttori di cibo”.
t.c.