Cronaca

Lecce, nella rete degli usurai imprenditori e professionisti: poche denunce e tanta reticenza

LECCE- Nella rete dell’usura ci erano finiti tutti: imprenditori, professionisti e persone in stato di bisogno. Per ogni prestito si pretendeva la restituzione con tassi usurari fino al 166 per cento. È questa, per gli investigatori, l’anticamera della compravendita a buon mercato di attività sull’orlo del fallimento da parte della criminalità organizzata. Un allarme che si fa ancora più concreto adesso, vista la grave crisi scatenata dalla pandemia e visti i tentativi di infiltrazione della mafia nelle pieghe dell’economia legale. Eppure, le denunce si raccolgono ancora con il contagocce.

È uno spaccato che inquieta quello che emerge dal provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal gip a carico di Shkelzen Pronjaj, conosciuto come Genny, 36 anni di Lecce, già in cella dal febbraio 2020 e già condannato nel giugno scorso a dieci anni nell’ambito del processo nato dall’operazione Final Blow della Squadra Mobile. È da quelle indagini che si è dipanata l’altra matassa sbrogliata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Projnaj è indagato anche per rapina e traffico di droga ed è ritenuto responsabile dei delitti di usura ed estorsione, questi ultimi in concorso con una donna di 31 anni. A carico dei due sono stati sequestrati conti correnti e beni per un valore di 65mila euro. La sua posizione è stata approfondita, in seguito all’operazione Final Blow, dalla Divisione Anticrimine e a fine giugno è stata avviata la procedura finalizzata alla confisca per beni del valore di 250mila euro. Nella disponibilità di Pronjaj sono state trovate considerevoli somme di denaro, secondo gli inquirenti utilizzate anche per finanziare l’illecità attività usuraria.

Per la Polizia, il valore delle indagini è da calare nel contesto della provincia di Lecce e nel periodo storico che si sta vivendo: mettere alla corda piccoli e medi imprenditori per poi farsi cedere le attività consente alla criminalità di raggiungere il duplice obiettivo di poter riciclare capitali di provenienza illecita e di creare ulteriore ricchezza in favore delle organizzazioni malavitose.

“Nonostante le numerose iniziative messe in campo a livello istituzionale, sotto il coordinamento della Prefettura di Lecce, oltre che dal modo dell’associazionismo finalizzate alla repressione ed alla prevenzione del fenomeno dell’usura – chiosano dalla Questura – ad oggi si registra solo un timido incremento delle denunce da ricondurre, tra l’altro, ad una certa reticenza degli usurati a segnalare i fatti”.

 

 

 

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