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Zona arancione, il tessuto economico: “Agonia senza fine”. I ristoratori: “Cena fino alle 22? Una follia”

SALENTO – “È come dire ad una persona in fin di vita che resterà tale per un’altra settimana. E non finisce qui. Perchè al più, con il solo passaggio in zona gialla, è come dirgli che si sentirà leggermente meglio, ma sempre in fin di vita resta”.

È con queste parole che il Presidente regionale di Federalberghi, Francesco Caizzi, dipinge il quadro drammatico vissuto dalle strutture ricettive pugliesi da circa un anno. “Il prolungamento della permanenza in zona arancione – dice – di certo solleva un grande interrogativo: chi ha gestito la pandemia, cosa ha fatto fino ad ora? Abbiamo richiesto, a livello nazionale, che il personale alberghiero fosse inserito tra le categorie da vaccinare al più presto. Serve un’accelerata su questo fronte, servono politiche attive, serve programmazione per la stagione primaverile e per quella estiva e una riorganizzazione del sistema sanitario che metta in pratica la tanto auspicata “convivenza con il virus” che, ad ora, si è tradotta soltanto in chiusure imposte. Senza una visione più ampia e lungimirante – continua Caizzi – il solo passaggio in zona gialla non si traduce assolutamente in una ripresa dell’attività turistico-ricettiva. Aprire i confini regionali, con la gran parte dei voli che restano bloccati, significa costringere gli alberghi a restare chiusi comunque: gli introiti non basterebbero”.

Duro anche Maurizio Maglio, Presidente di ConfCommercio Lecce. “Non si può pensare ad un lockdown esteso all’infinito – dice – la gente, le attività hanno bisogno di tornare a vivere. E se questo significa convivere con una pandemia, allora è arrivato il momento di spostare il focus dell’attenzione proprio su questo. Bisogna mettere nelle condizioni di tornare a lavorare in sicurezza. L’estate è dietro l’angolo e non ci resta che sperare in una ripresa in quel periodo, ma sulla programmazione ancora nulla è stato detto. Eppure dovrebbe essere premura di tutti scongiurare il flop dell’estate scorsa, preludio di quello che stiamo vivendo”.

A fargli eco anche Fipe-ConfCommercio Brindisi che, nelle scorse ore, ha scritto a tutti i sindaci del Brindisino, chiedendo un segnale concreto: “Viviamo una situazione ormai insostenibile -si legge- oltre 2mila le imprese sull’orlo del fallimento”.

I locali serali leccesi stentano a intravedere la luce. Danilo Stendardo, loro portavoce in ConfCommercio, arriva dritto al punto: “Il Governo ci chiede di stringere i denti all’infinito, gli ultimi tre mesi e mezzo hanno rappresentato il colpo di grazia. Se poi pensiamo che in zona gialla l’ipotesi è di farci lavorare fino alle 22 – continua – significa che non si è capito nulla. Lavorare in sicurezza è assolutamente possibile a qualunque ora. Fino ad ora ci siamo accontentati delle briciole, pur di ritornare gradualmente alla normalità. Ad oggi, però, si parla ancora di terza ondata. Inutile girarci intorno: un sacrificio protratto all’infinito è sinonimo di morte. Chiediamo dunque di ritornare a lavorare in sicurezza e non nei limiti del coprifuoco. Se di boccata d’ossigeno si vuole parlare, basta contentini che non farebbero riaprire i battenti proprio a nessuno”.

E.Fio

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