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Spopolamento Salento leccese: “Come se fosse sparito un paese grande quanto Galatone”

CASTIGLIONE D’OTRANTO – “È come se in cinque anni fosse sparito un intero paese grande quanto Galatone”.

Di questo, dello spopolamento del Salento leccese, parla il dialogo “I margini al centro”, appuntamento online programmato dall’organizzazione di volontariato Casa delle AgriCulture Tullia e Gino di Castiglione d’Otranto con il patrocinio del Dipartimento di Storia Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento. Sulla pagina Facebook dell’associazione, giovedì 21 gennaio alle ore 18, il tema sarà approfondito assieme ad Antonio De Rossi, docente di Progettazione Architettonica del Politecnico di Torino e curatore di “Riabitare l’Italia” (Donzelli, 2018), e Angelo Salento, docente di Sociologia economica e del lavoro presso l’Università del Salento. Modererà il dibattito Tiziana Colluto, giornalista di TRNews e del Fatto quotidiano e presidente di Casa delle Agriculture Tullia e Gino, che da un decennio è impegnata in un processo di restanza nel Capo di Leuca: “Abbiamo analizzato i numeri -dice- abbiamo studiato la materia, ma soprattutto conosciamo a fondo il fenomeno perché lo viviamo sulla nostra pelle. E siamo convinti che lo #spopolamento non sia un processo inesorabile e irreversibile. Per invertire la rotta servono politiche pubbliche mirate e anche molto impegno generoso dei privati. Elementi entrambi essenziali e che possono funzionare solo se combinati tra loro”.

Dopo un costante aumento del numero di abitanti, stando ai dati Istat relativi al bilancio demografico elaborati da Casa delle Agriculture, da sette anni la provincia registra una progressiva diminuzione: i residenti sono scesi dagli 806.412 del 2014 ai 791.122 del 2019, una contrazione pari a -15.290. In 5 anni, oltre 15.000 residenti in meno. “Si allarga la forbice tra nascite (appena 5.064 nel 2019) e decessi (8.235), con dati che si mantengono costanti nell’ultimo quinquennio -spiega il prof. Salento- Positivo negli ultimi vent’anni, dal 2018 è diventato negativo anche il saldo migratorio: siamo sempre più terra da cui si parte e non in cui si arriva». «A perdere residenti – conclude – sono i centri minori e più distanti dal capoluogo, in primis quelli del sud Salento e dell’entroterra otrantino, dove più marcata è la polverizzazione dei Comuni e dunque dei servizi”.

Esiste un Salento «del margine» così come esiste un’Italia marginalizzata: territori decentrati alle prese con un autentico declino demografico ed economico. Un esempio su tutti: Ortelle, con la frazione Vignacastrisi, nel 2019 ha registrato solo sei nascite in due comunità, 25 decessi e 47 trasferimenti in altri comuni, a fronte di 43 nuove iscrizioni all’anagrafe.

Di contro, sempre più attrattivi negli ultimi anni sono stati Lecce e i comuni della sua cintura, che hanno assorbito una fetta della popolazione in età produttiva, e fertile, dal resto della provincia. È accaduto soprattutto a Cavallino, Lizzanello, Lequile, San Pietro in Lama, mentre iniziano a registrare una battuta d’arresto Monteroni, Surbo e San Cesario.

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