SALENTO – I mercatini di Natale rappresentano da sempre una principale attrattiva in questo periodo di festa: l’occasione per fare una passeggiata con la famiglia, tra le bancarelle dove si trova di tutto, respirando il clima natalizio e dedicandosi agli acquisti.
In piena pandemia si sono trasformati, però, in un “lusso” che non ci si può permettere: quest’anno infatti sono stati vietati con il Dpcm del 3 dicembre, proprio per non correre il rischio di creare assembramenti, valutati dal Governo come ingestibili.
Sono dunque 7.962 i commercianti ambulanti delle tre province salentine (Lecce, Brindisi e Taranto) che non potranno usufruire di queste feste per dare respiro alle tasche.
I numeri emergono dall’analisi condotta per TeleRama da Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico di Aforisma School of Management che ha preso in esame tutte le attività iscritte al Registro Imprese delle Camere di Commercio di Lecce, Brindisi e Taranto.
Nella sola provincia di Lecce, ad esempio, si contano 121 attività di commercio ambulante di prodotti tessili, abbigliamento e calzature; 563 quelle di tessuti, articoli tessili per la casa e abbigliamento; 142 quelle di sole calzature e pelletterie.
Più complessa poi la galassia di tutti gli altri prodotti ed articoli. Alto ad esempio – si parla di ben 1.200 ambulanti – il comparto degli articoli di chincaglieria e bigiotteria. Uno dei più gettonati per i cosidetti “pensierini” di Natale. Come pure sono 1.477 i venditori ambulanti di altri articoli come libri, giocattoli e registrazioni musicali e video; 66 di commercio ambulante di fiori; 41 di profumi e cosmetici, saponi, detersivi ed altri detergenti per qualsiasi uso.
Sono questi, dunque, i numeri di un tessuto in sofferenza che a Lecce, ad esempio, proprio ieri ha manifestato il proprio malcontento contro l’ultimo Dpcm, invocando un intervento della Prefettura.
