Cronaca

De Marco, i verbali dell’interrogatorio. Atti di autolesionismo: “Volevo farmi del male”

LECCE-“Mi sentivo solo, a volte non riuscivo a controllare i pensieri. A volte venivo assalito da crisi di rabbia”. Nel lungo interrogatorio in carcere dell’1 ottobre scorso, davanti al gip Michele Toriello, al pm Maria Consolata Moschettini e ai due avvocati difensori, Andrea Starace e Giovanni Bellisario Antonio De Marco ha ricostruito, incalzato dagli inquirenti, le fasi dell’omicidio di Daniele ed Eleonora. Nelle 70 pagine di verbale alle domande Antonio risponde spesso a  monosillabi, con tanti “non so” e “non ricordo”.

Non so neanche io che cosa mi ha spinto a fare quello che ho fatto”- ha detto, negando di essere stato influenzato da qualcosa: un film visto, o un libro. “ E stato– dice- un mix di tante cose, non so neanche io. Molta rabbia e ogni tanto avevo, non lo so, come delle crisi in cui scoppiavo a piangere all’ improvviso. Mi sentivo solo. Come vuoto e solo. E questo mi procurava tristezza e rabbia”.

Durante l’interrogatorio Antonio ha raccontato di aver avuto degli impulsi autolesionistici, mostrando una cicatrice alla caviglia destra che si sarebbe procurato da solo con una lama incandescente. “C’erano dei momenti in cui desideravo farmi del male, non so esattamente il motivo. Ci sono stati dei momenti in cui magari sono stato tentato di… non lo so, di rubare magari qualche farmaco dall’ospedale, ma non l’ho fatto. Anche se ho preso una scatola di Xanax per utilizzarlo io. Forse per uccidermi, per farmi del male”. Alla domanda se gli fosse venuto in mente di far del male anche agli altri e lui risponde: “Non lo so, forse di farlo anche agli altri, per fare un gesto eclatante”. De Marco ha ribadito di aver avuto a che fare pochissime volte con la coppia e di non aver provato rabbia quando Daniele gli ha poi comunicato che avrebbe dovuto lasciare casa. Comunque  avrebbe voluto trovare una sistemazione un po’ più vicina all’ ospedale e comunque se ne sarebbe andato.

Non è emerso il motivo scatenante per cui quel giorno ha messo in pratica il suo proposito: “Ero – ha detto- più arrabbiato del solito. Sarà stato dettato tutto da delle crisi che ho avuto quel giorno e mi sono deciso a farlo, alle volte riuscivo a fermare i miei pensieri, sia quelli autolesionistici che quelli magari rivolti ad altri– “Quel giorno no?” “Quel giorno no”.

Lasciata l’abitazione di via Montello il killer copia le chiavi. “Non so perché – dice- forse perché volevo avere il controllo”.

Comincia quindi la pianificazione che lo porterà poi alla mappatura del percorso per evitare le telecamere: “Non ho fatto sopralluoghi, utilizzavo Google Maps. Le telecamere si vedono anche da lì. Basta indirizzare l’omino vicino alle pareti.” Nessuna spiegazione sul messaggio che avrebbe voluto lasciare scritto sui muri: non contro i ragazzi, ma rivolto alla società. Forse, una citazione biblica. “Non volevo essere riconosciuto da loro”.

E poi il racconto di quanto accaduto dopo il massacro: il ritorno a casa consapevole di aver perso molte cose “Non ho visto se qualcuno si era affacciato perché ero praticamente senza fiato e confuso.Ho pensato che mi avrebbero preso. Lo pensavo la sera stessa. Non credevo che l’avei fatta franca. Quando sono tornato a casa c’erano i miei inquilini. Sono andato subito in camera, anche l’altro era in camera. Mi sono tolto i pantaloni e la felpa e mi sono poggiato sul letto, poi ho vomitato un po’. Poi mi sono fatto la doccia. Il giorno dopo ho buttato i vestiti chiusi in sacchetto nei bidoni di un condominio. Non sono andato al lavoro”.

Mariella Costantini

Articoli correlati

Droga e alcol, decine di interventi

Redazione

Rapina nel supermercato di Dok a Copertino, bandito via con mille euro

Redazione

Baby rapinatore in manette, vittima un’anziana

Redazione

Lecce, scontro all’incrocio tra due auto. Ragazza finisce in ospedale

Redazione

“Lavori fatti male”: calci, pugni e minacce contro il titolare della ditta

Redazione

Pulizia negli ospedali, lavoratori in protesta davanti alla Asl

Redazione