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Taranto, “Tentò di pilotare un’inchiesta”: arrestato il Procuratore Capristo

TARANTO – È stato arrestato in mattinata il procuratore di Taranto, il barese Carlo Maria Capristo. L’inchiesta, avviata dalla Procura di Potenza, è sfociata anche in altri quattro arresti. Oltre all’alto magistrato sono finiti ai domiciliari un ispettore di Polizia, Michele Scivittaro, e tre imprenditori operanti nella provincia di Bari, i fratelli Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.

I fatti contestati risalgono a quando Capristo era Procuratore di Trani.

Secondo l’accusa, gli imprenditori avrebbero approfittato del loro legame con l’allora procuratore di Trani «per indurre un giovane sostituto della Repubblica in servizio nel tribunale di Trani a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e di diritto, nei confronrti di una persona che loro stessi avevano infondatamente denunciato per usura in loro danno, in modo da ottenere indebitamente i vantaggi economici ed i benefici conseguenti allo status di soggetti usurati». Questa la ricostruzione della vicenda che si legge in un comunicato del Procuratore di Potenza, Francesco Curcio.

A mettersi di traverso l’integrità morale del giovane Pm vittima delle pressioni che ha subito denunciato tutto e collaborato attivamente all’indagine, consentendo all’inchiesta di culminare appunto nei 5 arresti di questa mattina.

Il Procuratore Capristo e l’ispettore di Polizia Scivittaro sono stati ritenuti responsabili poi di truffa aggravata. Stando a quanto emerso il Procuratore controfirmava le presenza del poliziotto e i suoi straordinario “mai prestati” presso la Procura di Taranto. In quei giorni, in realtà, Scivittaro era a casa e al lavoro non ha mai messo piede. L’accusa è di truffa ai danni dello Stato e falso ideologico.

Per Capristo è una nuova tegola giudiziaria dopo l’accusa di abuso d’ufficio mossa un anno fa dai magistrati di Messina nell’inchiesta sul “sistema Siracusa”, legata ad un presunto falso complotto ai danni dell’Eni ipotizzato per scagionarla dalle uccuse di tangenti versate dal colosso petrolifero in Nigeria. A capo di tutto una presunta organizzazione che secondo l’accusa era in grado di pilotare le decisioni del Consiglio di Stato, ma anche di aggiustare le richieste provenienti da magistrati e politici. Anche i fatti siciliani che coinvolgono il capo degli inquirenti tarantini, riguardano il periodo in cui Capristo era procuratore di Trani.

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