LECCE- Niente proroghe automatiche per tutti i lidi fino al 2035, perché bisognerà procedere caso per caso. È il punto fermo sulle concessioni balneari posto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con una nota diffusa nelle scorse ore dal suo direttore generale. Lo fa alla luce della sentenza del Consiglio di Stato del 18 novembre scorso e della Corte di Giustizia del 2016.
A segnalarla è l’avvocato Pietro Quinto, amministrativista che in più occasioni si è occupato della vicenda fornendo consulenze legali ai Comuni salentini. Non solo, Quinto ha rilevato anche i rischi della circolare con la quale, qualche giorno fa, l’ufficio Demanio della Regione Puglia ha sollecitato i Comuni costieri a prorogare le concessioni, perché, a suo dire, in questo modo la problematica verrebbe scaricata suu dirigenti degli uffici tecnici comunali, costringendoli a commettere atti illegittimi. Secondo Quinto, a questo punto, l’unica strada possibile può essere un intervento correttivo del legislatore, per porre fine alla confusione. Un primo passo è stato fatto, dunque, lunedì, con la nota ministeriale che prova a fare chiarezza.
Com’è noto, la finanziaria dello scorso anno ha prorogato le concessioni demaniali, già allungate fino al 2020, di ulteriori 15 anni. Ma c’è un ma: quella legge nazionale non può entrare in contrasto con le regole europee sull’indizione delle gare. Lo avevano rimarcato i giudici e le loro sentenze parlano chiaro: la proroga ex lege delle concessioni demaniali aventi natura turistico-ricettiva non può essere generalizzata. Quindi, si dovrà procedere caso per caso in base ai requisiti di ognuno.
Quel conflitto rispetto ai principi comunitari comporta la disapplicazione (obbligatoria) dell’articolo 1 comma 683 che, nella legge finanziaria 2018, introduceva la proroga automatica per un quindicennio.
Ciò “impone allo Stato Italiano – spiega Quinto – di adottare una norma di adeguamento ai principi comunitari che possa nel contempo anche salvaguardare la buona fede del concessionario, con riferimento al momento in cui ha ottenuto originariamente l’atto di concessione”, auspicando si possa prevedere anche la tutela degli investimenti effettuati dagli imprenditori.
