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Ex Ilva, lungo vertice romano. Linea dura del Governo: “Accordo da rispettare”

ROMA – In gioco c’è il destino di Taranto e, secondo il Presidente della Repubblica, anche quello del Governo che, sulla questione, si spacca.

È iniziato intorno a mezzogiorno il vertice romano, considerato decisivo, per definire quale futuro spetti all’ex Ilva, dopo il passo indietro del colosso anglo-indiano che lunedì ha annunciato la volontà di rescindere l’accordo siglato circa un anno fa. Il suo destino chiama inevitabilmente in causa quello di 20 mila famiglie che hanno accolto la notizia con terrore.

Il dossier è adesso nelle mani del presidente del Consiglio, che oggi ha convocato a Palazzo Chigi i vertici di Arcelor Mittal. Sull’esito dell’incontro, ancora in corso, bisognerà attendere aggiornamenti nel primo pomeriggio.

Di certo la linea adottata dal Governo, già annunciata dal Premier nelle scorse ore, è categorica. Secondo Conte “ci sono impegni contrattuali da rispettare e su questo saremo inflessibili -ha ribadito poco prima del vertice- non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo o il non scudo penale che tra l’altro non è previsto contrattualmente”. Di fatto Arcelor ha motivato la sua scelta parlando di “incertezza penale e giuridica, oltre al mancato scudo penale” appunto.

Intanto ci vorrà qualche giorno prima che la Sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano assegni ad un giudice, con fissazione poi della data d’udienza, la causa intentata, con un atto di citazione, da ArcelorMittal che chiede di recedere dal contratto di affitto del colosso siderurgico.

Arcelor ha inoltre avviato formalmente, nelle scorse ore, la procedura per restituire ai commissari gli stabilimenti dell’ex Ilva e presentato al ministero dello Sviluppo, e per conoscenza ai commissari, la richiesta di avvio della cessione del ramo d’azienda che coinvolgerà 12 siti per un totale di 10.777 dipendenti del perimetro aziendale oggetto di trasferimento. La retrocessione dei rami d’azienda e il conseguente trasferimento dei lavoratori dovrebbe avvenire entro 30 giorni dalla data del recesso.

In attesa della conclusione del vertice, Mattarella ha dichiarato di aspettarsi una chiamata dal Premier con l’annuncio di un esito positivo dell’incontro.
“Se così non fosse – ha dichiarato al Fatto Quotidiano – il rischio che la situazione del governo degeneri è altissimo”.

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