LECCE- L’altra piazza lo ha atteso qui, al di qua delle transenne, ai piedi della statua di Sant’Oronzo. A partire dalle 10, in centinaia sono arrivati da tutta la provincia e non solo. La contestazione nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini è partita intonando Bella Ciao. C’era l’Anpi, c’erano le organizzazioni che si occupano di accoglienza, c’erano esponenti del centrosinistra e dei sindacati, Cgil in particolare. E semplici cittadini, quelli più giovani e persone di mezza età. 
Molti con cartelli e fischietti, su un balcone che si affaccia sul Sedile c’è anche uno striscione: “I veri italiani non hanno paura di aprire i porti e il cuore”, c’è scritto. Altri sono spuntati in varie parti della città, con il più ripetuto: “Abbande”, in dialetto “vai via”. Quando lo speaker ha annunciato l’arrivo del leader della Lega sul palco, i “dissidenti” hanno fischiato ancora più forte.
Imponente il servizio d’ordine, che ha evitato che i due gruppi potessero avere un incontro ravvicinato. Il cordone di sicurezza di polizia, carabinieri e baschi verdi ha presidiato le transenne; sul posto anche una fila di camionette e gli occhi della Digos che hanno monitorato i manifestanti per l’intera mattinata. Contestazione dura, durissima, ma pacifica. Nessun incidente si è registrato.
Dal palco, Salvini ha dedicato a loro un passaggio: “Qui c’è qualche centro sociale da chiudere, in piazza di solito ci vanno i figli di papà con il portafogli pieno”. “Chi alle idee contrappone la violenza – ha continuato – significa che in testa non ha niente”. “Vogliono i migranti – ha proseguito – perché tanto non hanno problemi di lavoro. Se mi date forza i porti li chiudiamo non solo in Italia, ma in tutta Europa”. Parole che, però, chi stava protestando qualche metro più in là non è riuscito ad ascoltare: i fischi e i cori le hanno coperte.
