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Processo NoTap: udienza rinviata, ma è protesta perenne

LECCE – L’udienza dibattimentale è stata rinviata al 10 ottobre per alcuni difetti di notifica a carico di due dei 25 imputati nel primo processo collettivo ai noTap. Loro, però, non hanno comunque voluto far mancare la loro voce davanti al Palazzo di Giustizia, dove, appunto, in mattinata si sarebbe dovuto aprire il processo nato in seguito all’istituzione della zona rossa intorno al cantiere del gasdotto a Melendugno. Con loro anche altri attivisti: non hanno potuto usare il megafono, ma si sono fatti comunque sentire.

Il decreto di citazione diretta a giudizio reca in calce la firma del pm Maria Rosaria Micucci. La prima udienza sarà celebrata davanti al giudice Valeria Fedele. I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di manifestazione non preavvisata; danneggiamento (per aver divelto una telecamera dell’infopoint di Tap); violenza privata e minaccia, per aver impedito il transito di un’auto della vigilanza Alma Roma aprendo portiere e bagagliaio, saltando sul cofano e urlando al conducente presunte minacce di morte o per essersi seduti a terra impedendo il passaggio ad un camion della multinazionale; poi ancora ci sono accuse di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale nei confronti di agenti in borghese di Squadra Mobile e Digos.

Gli attivisti sono difesi dagli avvocati Francesco Calabro, Elena Papadia, Alessandro Calò, Pinuccio Milli, Carlo Sariconi.

I fatti risalgono al 13 novembre 2017, il giorno in cui venne istituita dall’allora prefetto Claudio Palomba la cosiddetta Zona Rossa, rendendo inaccessibile una fetta del territorio intorno al cantiere. Una decisione che ha colto di sorpresa tutti, compresi gli attivisti: anche il presidio noTap in contrada San Basilio era finito dentro al perimetro, con i manifestanti all’interno.

“Insieme ad altre decine di persone, appresa la notizia, ci siamo recati a Melendugno manifestando, spontaneamente, per le vie del paese – hanno oggi raccontato – Ci sembrava naturale e giusto gridarlo di fronte agli uffici di TAP e dovunque risiedessero le responsabilità dello scempio sotto gli occhi di tutti. Durante i trenta giorni di Zona Rossa, la popolazione in più occasioni ha protestato a gran voce, spingendosi a ridosso dei cancelli, scioperando, scendendo in strada in molte occasioni a Melendugno e a Lecce. Sebbene siano state giornate difficili da dimenticare, questo processo ci dà l’opportunità di ricordarle ancora. Volentieri cogliamo l’occasione che questo Tribunale ci offre per ribadire la giustezza della nostra opposizione a TAP e la nostra incondizionata solidarietà a chiunque si opponga a quest’opera scellerata e a tutte le grandi opere devastatrici”.

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