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Tap, cromo esavalente in falda: perquisizioni e sequestri

LECCE – Presunto carico abusivo di sostanze pericolose: perquisizioni, sequestri e tre indagati nei vertici di Tap per la presenza, oltre la soglia consentita, di sostanze pericolose, nella falda sotto al cantiere di San Basilio. Nelle province di Lecce, Roma, Milano e Padova, i militari del Noe leccese, insieme ai colleghi di Roma e Milano e a quelli del comando provinciale di Lecce, hanno dato esecuzione al decreto nell’ambito del procedimento penale sulla realizzazione del gasdotto Tap di Melendugno. Sono state perquisite le sedi legali, operative, gli uffici e i cantieri della società a Melendugno, Roma e Lecce, mentre  a Villafranca Padovana è stata perquisita la sede del laboratorio di analisi “SGS ITALIA SPA”, che è il centro di analisi utilizzato dalla multinazionale per le indagini ambientali sui vari cantieri dell’opera. L’attività ha permesso  di rinvenire e sequestrare una corposa documentazione, anche su supporto informatico, ed in particolare tutti i rapporti di prova, analisi e altri documenti, dal novembre 2017 ad oggi, collegati ai campionamenti, effettuati sulle acque di falda sottostanti il cantiere Tap in  località San Basilio dove, dalle indagini condotte dal Noe di Lecce e da Arpa Puglia, era stato riscontrato il superamento della concentrazione della soglia di contaminazione  di alcuni parametri, tra i quali quelli del cromo esavalente. Tutti gli atti sequestrati sono ora a disposizione dei magistrati leccesi che, insieme ai carabinieri, hanno iniziato a passarli al setaccio.

A luglio, il sindaco di Melendugno, Marco Potì, aveva firmato un’ordinanza di divieto di prelievo di acqua dai pozzi nell’area del cantiere Tap, proprio per il superamento dei limiti di alcune sostanze pericolose come nichel, cromo, arsenico, vanadio e manganese. Nell’atto del primo cittadino era scritto che Tap non avrebbe impermeabilizzato l’area di cantiere come previsto nella prescrizione A36 e A55 della VIA, causando così la dispersione in falda di sostanze pericolose. Il divieto aveva la validità di un mese.
Secondo la multinazionale, però, Nichel, Arsenico e Manganese sarebbero già stati presenti in falda già prima dell’inizio dei lavori.

Ciò che più spaventava, già allora, è il livello di Cromo esavalente, che è un cancerogeno certo, ritrovato nelle acque sotterranee con un livello di oltre il doppio (2,8 volte) rispetto a quello soglia.

Sulla questione si è pronunciato proprio ieri il Tar del Lazio, al quale si era rivolta Tap contro l’ordinanza del sindaco. I giudici hanno ordinato all’Arpa di depositare una circostanziata e documentata relazione riferita agli accertamenti eseguiti e conclusi, fissando al prossimo 5 dicembre la trattazione della domanda cautelare. Nel frattempo, i lavori in quel cantiere sono stati fermati.

Tre gli indagati: C.R., 58 anni; M.M.E., 72 anni; e P.G.L., 55 anni.

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