AmbienteAttualità

Tap, Mise: contenziosi se gasdotto sarà stoppato

LECCE- Nessuna stima dei costi che dovrebbe sopportare l’Italia è stata fatta dallo Stato nel caso in cui si decidesse di stoppare il gasdotto Tap, ma – e questo era scontato – la prospettiva è quella di innescare contenziosi internazionali non di poco conto. Dopo l’ulteriore sollecito fatto dal prof. Michele Carducci, a nome di un gruppo di comitati e associazioni locali antigasdotto, arriva la risposta del Ministero dello Sviluppo economico alla richiesta di chiarimenti sull’analisi costi-benefici, “in ritardo, e solo dopo aver richiesto da parte nostra l’intervento del Responsabile trasparenza del Ministero”, sottolineano i noTap. Reca in calce la firma di Gilberto Dialuce, dirigente ministeriale tra l’altro indagato a Lecce nell’ambito dell’inchiesta riaperta dalla Procura sul gasdotto.

La sua lettera comincia col dire, innanzitutto, che la quantificazione dei costi di abbandono dell’opera circolati per tutta l’estate sulla stampa nazionale ha come fonte la società di stato azera Socar. “Le cifre citate (70 o 40 miliardi) sono emerse – ha specificato Dialuce – durante l’incontro avvenuto con il ministro degli esteri azero nel corso della visita del ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Moavero e del Presidente della Repubblica Mattarella in Azerbaijan lo scorso 23 luglio. Non si tratta pertanto di conteggi effettuati dallo Stato italiano o da questo Ministero”.

Poi, si rimarca che per modificare o recedere dall’Accordo intergovernativo tra Grecia, Albania e Italia entrato in vigore il 19 febbraio 2014, “è necessario acquisire preventivamente il consenso scritto delle altre parti, quindi in questo caso della Grecia e dell’Albania”. Accordo che, si ricorda nella missiva, è stato voluto per aumentare la sicurezza delle fonti di approvvigionamento differenziando le rotte del gas e per aumentare la competizione sul mercato italiano, favorendo l’integrazione tra i mercati del nord e centro Europa e quelli del corridoio sud.

Infine, elemento cruciale: cosa rischia in sostanza l’Italia? “Una eventuale revoca dell’autorizzazione rilasciata e ritenuta legittima da tutti i contenziosi amministrativi, col conseguente annullamento del progetto, causerebbe – spiega Dialuce – una serie di danni a soggetti privati (la società costruttrice, le società che hanno avuto appalti di lavori, gli esportatori di gas azero, gli acquirenti che hanno già firmato contratti di acquisto venticinquennali del gas con consegne del gas in Italia a partire dal 2020) e pubblici, configurando richieste di rimborso degli investimenti effettuati nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture, anche al di fuori del territorio italiano, nei confroni dello Stato italiano, attivando cause o arbitrati internazionali in base alle convenzioni internazionali firmate dall’Italia che proteggono gli investimenti esteri effettuati da privati, motivati anche dall’Accordo intergovernativo sottoscritto e ratificato dal Parlamento italiano”.

“Non risultano documenti accessibili per confermare le pretese azere – commentano i noTap – . Scopriamo poi che non esistono penali, ma solo eventuali danni indiretti derivanti dai contratti di fornitura, nel caso in cui però, non può negarlo il Mise, l’opera TAP risultasse ineccepibile e conforme a tutti i parametri normativi internazionali, europei e nazionali. Il che, com’è noto, non è ancora del tutto certo. La risposta del MISE, in sostanza, conferma quanto già si sapeva: il Governo italiano non ha mai fatto una effettiva analisi costi/benefici dell’opera TAP, legandosi mani e piedi a una società multinazionale”.

Articoli correlati

“Siamo tutti bambini tarantini”: parte l’appello a Unicef, Onu, Oms e ministri

Redazione

Covid, al Dea muore 84enne: si sospetta la variante inglese

Redazione

Alle 21.30 un nuovo appuntamento con “Controvento”

Redazione

Marika e il diritto a una vita da 16enne

Redazione

Tra paura e senso del dovere, il plauso alle Forze di Polizia Locali del Salento

Redazione

Si accendono le luci sulla magia del Natale, ma occhio ai consumi

Redazione