Cronaca

Caporalato, controffensiva nei campi di Brindisi: 50mila euro di multe a 24 imprenditori

BRINDISI- I 16 braccianti di Foggia non sono morti invano: riprendono a tamburo battente i controlli anticaporalato nelle campagne di Brindisi, dopo quelli massicci disposti a luglio. Reparti Speciali dei carabinieri e i militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro dell’Arma hanno battuto sia i  principali assi stradali sia i tratturi periferici per avere l’esatta percezione riguardo alla movimentazione della forza lavoro e anche per verificare lo stato e l’efficienza dei mezzi di trasporto sui quali viaggiano i braccianti.

Un servizio straordinario, nelle giornate del 9 e 10 agosto, fin dall’alba, ha restituito numeri imponenti, una ulteriore conferma del fatto che il cuore della produzione e dell’impiego di manodopera straniera si sia spostato dalle campagne di Nardò e dintorni a quelle del Brindisino. 642 braccianti sono risultati regolarmente assunti e sono stati ispezionati 267 mezzi di trasporto.

97 le contravvenzioni al codice della strada elevate per un totale di 15.160 euro; due veicoli sono stati sequestrati perché senza assicurazione da un anno; 24 multe sono state inflitte ad altrettanti imprenditori agricoli, per un totale di 50mila euro, per accertate violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Tre lavoratori originari dell’Afghanistan, del Burkina Faso e del Mali sono stati denunciati perchè non avevano documenti con sé, per quanto fossero comunque in possesso di regolare permesso di soggiorno. L’operazione è stata disposta dal Comando Provinciale  dei Carabinieri di Brindisi e portata avanti dalle compagnie di Brindisi, San Vito dei Normanni, Francavilla Fontana e Fasano.

“Il fenomeno – spiegano i carabinieri- ha coinvolto e colpisce anche cittadini italiani appartenenti a  particolari fasce sociali che vivono in condizioni di indigenza. L’emersione  di queste forme di grave sfruttamento è piuttosto ardua  per la vulnerabilità e il timore delle vittime  ed anche per la difficoltà di monitorare e di investigare il fenomeno. La nuova norma penale introdotta nel 1996 riguardante  il fenomeno è stata calibrata non solo sul caporalato ma colpisce anche il datore di lavoro che utilizza assume o  impiega  manodopera reclutata anche mediante l’attività di intermediazione, sfruttando i lavoratori e approfittando  del loro stato di bisogno. Si tratta di una legge alquanto articolata ed innovativa poichè  ricomprende tutte le condizioni  ritenute indice di sfruttamento dei lavoratori ad es. (la retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali di categoria, comunque sproporzionata rispetto alla quantità e qualità di lavoro prestato; la violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo all’aspettativa, alle ferie; le violazioni  delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro). È prevista altresì la confisca  obbligatoria dei beni, denaro o altre utilità  degli autori del reato  e l’obbligo di arresto in flagranza”.

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