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Apicoltori in rivolta contro l’obbligo di pesticidi: in 30 partecipano al ricorso

LECCE- Avevano raccolto in pochi giorni almeno 70 adesioni per impugnare il decreto Martina. Tante, anche troppe. Per questo si è deciso che a firmare formalmente il ricorso contro il provvedimento che impone l’obbligo di utilizzo di pesticidi per sterminare l’insetto che inocula il batterio Xylella fastidiosa sugli ulivi saranno trenta aziende: dieci per ognuna delle tre associazioni apistiche regionali, Arap, Pugliapi di Gioia del Colle e l’associazione provinciale di Brindisi. Perché il paradosso del settore sul territorio è presto detto, portato a galla dai numeri diffusi nella giornata mondiale delle api celebrata questa domenica. Le aziende crescono, negli ultimi cinque anni aumentate in Puglia del 27, 7 per cento, stando all’elaborazione di Coldiretti sui dati della Camera di Commercio di Milano.

Crescono soprattutto nel Salento, restando fermo il dato di Bari: si registra il +25 per cento a Brindisi, il +46,2 per cento a Lecce, persino +80 per cento a Taranto. Cresce anche l’esportazione del miele all’estero, con un +6 per cento.

Eppure, è un mondo che letteralmente si rischia di perdere, senza tanti giri di parola: tra i fitofarmaci imposti ci sono i neonicotinoidi, che probabilmente fiaccheranno la sputacchina che trasporta Xylella, ma di sicuro stermineranno le api che impollinano i fiori. Non è romanticismo: è biodiversità, tutela dell’ambiente ed economia.
Come eravamo contrari al Piano Silletti prima,lo siamo anche ora contro il decreto Martina, che ricalca appieno il disegno precedente – dice Daniele Greco, presidente dell’Associazione regionale apicoltori pugliesi, Arap -. Abbiamo deciso di opporci ufficialmente per garantire la sopravvivenza delle aziende apistiche locali, perché l’unica alternativa per noi sarebbe andare a produrre in altre regioni. Siamo vicini agli olivicoltori, ma questo tentativo di rallentare la diffusione di Xylella è insensato ed economicamente e ambientalmente insostenibile”.

Già tre anni fa per supportare le proprie ragioni, apicoltori e non solo fecero riferimento a uno dei rapporti pubblicati proprio dall’ Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare sul “caso Xylella” e ignorato anche dal decreto Martina: «l’uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione della malattia e il controllo degli insetti vettori – aveva scritto l’Efsa – può avere conseguenze dirette e indirette per l’ambiente, modificando intere catene alimentari con conseguenze a cascata. Per esempio, l’impatto indiretto dei pesticidi sull’impollinazione è attualmente una questione di grave preoccupazione. In più, un trattamento insetticida su larga scala costituisce rischi per la salute umana e animale».

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