Politica

Consiglio regionale, il lavoro si ferma per quasi due mesi. Lo stipendio no

BARI – Cosa succede, in una qualsiasi azienda privata, se un dipendente decide di non lavorare per due mesi perché impegnato in altro? Che non prende lo stipendio. Come minimo.

Beh alla Regione Puglia no. Succede che, se l’attività si ferma per quasi due mesi perché i consiglieri ambiscono al Parlamento, lo stipendio viene erogato con la stessa puntualità di sempre. Uno stipendio da 7mila euro al mese, naturalmente.

Ma vediamo nel dettaglio: gli uffici regionali, nei giorni scorsi, hanno predisposto il budget da erogare per remunerare i consiglieri. Si tratta di cifre di un certo livello: 5milioni di euro l’anno per l’indennità di carica e di funzione, 2milioni 600mila euro per l’esercizio del mandato.

L’indennità degli eletti di via Capruzzi è così composta: 7mila euro mensili per esercitare il mandato, più 2700 per i presidenti di giunta e Consiglio, 1500 per i vice e gli assessori, 1200 assessori esterni, segretari, presidenti di gruppi e commissioni. Ma cosa accade, anche? Che una voce del corposo stipendio è rappresentata da “spese per l’esercizio del mandato”. Tradotto in cifre: 4100 euro mensili. Ma, e veniamo al punto, dal 25 gennaio – giorno dell’ultimo Consiglio regionale – al 6 marzo, giorno in cui in via Capruzzi i corridoi hanno dato cenni di vita, le commissioni si sono riunite solo 4 giorni. Quindi, quale mandato hanno esercitato per un mese e mezzo se nei corridoi non s’è vista anima viva? Quale lavoro svolto per la collettività, lontano dal posto di lavoro, ha permesso loro di ricevere il 16 febbraio e, presto il 16 marzo, ben 4100 euro con la stessa puntualità di sempre?

A conti fatti, per quattro giorni di lavoro, i consiglieri regionali pugliesi hanno percepito 1024 euro al giorno.  E se contassimo l’intera indennità, beh allora la cifra salirebbe a 1740 euro al giorno. Come dire, un mese di ferie pagato ad agosto non sembrava già abbastanza.

Più che uno stipendio meritato, sembra un risarcimento per la delusione ricevuta. Come quello con cui si consoleranno i parlamentari uscenti e non riconfermati che, da ex consiglieri regionali, potranno tornare in via Capruzzi a riscuotere il vitalizio.

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