Attualità

“La povertà ha un nuovo volto”: alle porte della Caritas bussano anche i giovanissimi

LECCE – Sospira Don Attilio Mesagne, perchè “a parlare della povertà non si sa mai da dove iniziare” spiega. Il Direttore della Caritas Diocesana di Lecce racconta le sfide che ogni giorno insieme ai volontari si ritrova a fronteggiare e che si traducono in numeri da capogiro. In 4 anni, fino al mese di agosto 2016, sono stati 2.517 gli ospiti accolti, 33.751 i pernottamenti assicurati a chi non aveva un tetto sotto il quale potersi rifugiare. Questo report Don Attilio lo aveva stilato quando mesi fa il Vescovo di Lecce Monsignor Domenico D’Ambrosio sembrava prossimo al passaggio del testimone che averrà invece a dicembre.

Aveva messo, così, nero su bianco quello che la Caritas era riuscita a fare. Dal 2014 al 2016, in soli 2 anni, 6.754 visite mediche assicurate tra l’ambulatoro “Idria” e quello “Salva” del centro Migrantes. L’emporio della solidarietà non è stato da meno: in soli due anni sono oltre 195 mila i prodotti alimentari dispensati alle 1859 famiglie in situazioni economiche indigenti.11 le mense della carità a dispensare ogni giorno circa 450 piatti caldi: più di 1200 al giorno.

Quello che sfugge però Don Attilio lo dice chiaro e forte: la povertà ha un nuovo volto. Il lavoro mette in ginocchio anche i giovanissimi: il presito della speranza in 7 anni ha erogato 849.400 euro, per un totale di 133 domande di famiglie in difficoltà accolte. Il microcredito Sant’Oronzo, frutto di un protocollo d’intesa tra l’Arcidiocesi di Lecce e la Banca Popolare Pugliese, ha finanziato in meno di 2 anni ben 7 attività lavorative in favore di giovani dai 18 ai 35 anni per un totale di 90 mila euro. In meno di 1 anno poi, da dicembre 2015 a agosto 2016, il fondo famiglia è intervenuto a supporto di circa 80 famiglie: i fondi erogati ammontano a 15 mila euro. Il centro ascolto diocesano Antiusura ha dato ascolto in 4 anni a 60 famiglie che nel lavoro ci hanno investito e come, salvo poi ritrovarsi in preda agli strozzini.

Quello che servirebbe Don Attilio lo sa: imparare a camminare insieme ancdhe sulla strada degli ultimi: i figli della solitudine. E allora poveri siamo tutti: così presi da noi stessi da non saperci guardare accanto.

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