Cronaca

Morte del marocchino, fu Marco Barba ad ucciderlo. Le immagini esclusive del ritrovamento

GALLIPOLI- Ad incastrare Marco Barba e ad arrestarlo per l’omicidio volontario del 44enne marocchino Lagraidi Khalid, ritrovato morto in un fusto nelle campagne di Gallipoli le celle telefoniche che documentano il via vai da Lecce a Gallipoli e i colloqui intercettati in carcere quando parla con moglie e madre, racconta le fasi cruente dell’omicidio, e rivela, prima ancora che lo faccia l’autopsia, il fatto che abbia ucciso la vittima non strangolandola ma con una pietra. Il ritrovamento del corpo la notte del 31 gennaio scorso in contrada Madonna del Carrmine. Dimostrano quanto fosse isolato il luogo in cui il fusto è stato trovato e come sarebbe stato davvero difficile individuarlo se non ci fosse stata l’indicazione di Rosalba, la figlia di Barba, che ha permesso ai carabinieri della compagnia di Gallipoli e del Reparto Operativo diretti dal capitano Battaglia e dal colonnello Lombardi di scoprire tutto. Sul posto è stato necessario far arrivare i vigili del fuoco che hanno aperto il fusto ritrovando all’interno il corpo ormai cementificato, in posizione fetale, con una colata di cemento a chiudere l’apertura. Il movente dell’omicidio una partita di droga non pagata. Rosalba è stata testimone oculare dei fatti. Non ha partecipato in alcun modo all’omicidio ma ha aiutato il padre ad occultare il cadavere dopo aver tentato di scioglierlo nell’acido con 100 bottiglie acquistate preventivamente. Marco Barba dovrĂ  rispondere di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, nonchĂ© per distruzione e soppressione di cadavere.

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