Politica

Referendum: a confronto le ragioni del Sì e del No

NOVOLI-Al referendum del 4 dicembre gli italiani sono chiamati ad esprimersi sulla riforma costituzionale, il ddl Boschi. Quella che per Renzi vorrebbe dire tagliare con il passato, con la vecchia guardia. Quella che, invece, per chi dice no, è solo una riforma bluff, una truffa. Si susseguono gli incontri-dibattito per spiegare le ragioni del SÌ e del NO, perché i cittadini, ascoltando le tesi di una e dell’altra parte direttamente dalla bocca dei protagonisti, possano farsi una propria opinione, andando a votare consapevolmente. L’ultimo incontro in ordine di tempo si è tenuto a Novoli, nelle stanze del Palazzo Baronale, moderato dal direttore Editoriale di Paise Miu, Antonio Soleti.
Per il sì, Fritz Massa, deputato PD, che sottolinea come la riforma costituzionale porti una serie di vantaggi, come la semplificazione delle funzioni dello Stato. “Eliminando il bicameralismo paritario si consente al Parlamento di decidere meglio e in tempi più ragionevoli, perché eliminando la competenza concorrente fra lo Stato e le Regioni si definiscono le competenze dello Stato e si definiscono quelle delle Regioni, evitando la confusione attuale che genera solo ricorsi alla Corte Costituzionale e non fa capire al cittadino chi decide che cosa; perché si eliminano veramente e definitivamente le Province e il CNEL. Province che non sono state abolite in modo radicale con la riforma dell’anno scorso, perché erano previste in Costituzione. Quindi si vota Sì perché si semplifica il funzionamento dello Stato e questo rende maggiormente efficiente il perseguimento di quei principi e di quei valori che stanno nella prima parte della Costituzione, che nessuno tocca”.

Diametralmente opposta la posizione di Paolo Pagliaro, dell’Ufficio di Presidenza Nazionale di Forza Italia e a capo del Comitato per il NO. Parla di riforma-truffa. In primis “Non si elimina il bicameralismo paritario -dice- ma diventa solo tutto confusionario”. E poi “Non si abolisce il Senato ma si abolisce la possibilità da parte degli elettori di votare i senatori, quindi si aboliscono la democrazia e la partecipazione popolare; non si abbattono i costi della spesa pubblica, perché sono soltanto circa 57 milioni di Euro, che è un importo risibile; non si affronta la questione seria del titolo V -del mosaico territoriale del Paese-; non si toccano le Regioni, che sono la vera idrovora della spesa pubblica; si aboliscono fittiziamente le Province, sappiamo perfettamente che, anche in questo caso, si aboliscono i diritti dei cittadini a votare i propri rappresentanti e si eliminano i servizi a favore dei cittadini; sul CNEL siamo d’accordo tutti: non c’era bisogno di portarlo in una scheda di una riforma così complessa. Bastava una piccola proposta di legge costituzionale e i due terzi del Parlamento l’avrebbe sicuramente approvata. Non serve a nulla tutto questo”.

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